Osservare per cogliere. C’è un particolare su tutti in Milan-Sampdoria, immortalato dalle telecamere e amplificato nella vista dai maxi schermi di San Siro, divenuto unico punto di fuga e chiave di lettura della gara: Gonzalo Higuaín a sinistra, Patrick Cutrone a destra. Vicini, mano davanti alla bocca e impegnati in un dialogo fitto, gesticolando durante il riscaldamento su movimenti da provare e riprovare in campo: preludio a ciò che avrebbe portato, di lì a poco, ad una scena attesa e già vista. Déjà vu al contrario, rispetto all’ultimo episodio, di un’intesa che cresce sempre più.
Chi (si) cerca trova…il gol: Gonzalo per Patrick, Patrick per Gonzalo. Dialogo tecnico, dopo quello verbale, che porta ad un solo risultato: gonfiare la rete e 3 punti. Dalla Roma all’Olympiacos, passando per la Sampdoria, la soluzione per i mali del Milan sembra essere ancora quella: doppia punta affilata per scacciare la crisi, intesa inattesa per chi li vedeva eccessivamente realizzatori e incapaci di coesistere fianco a fianco.
Cutrone apre, Higuaín ricuce: e poco importa se i fari del match finiscano per illuminare Suso, tornato al gol a San Siro dopo un anno e tre mesi dalla punizione vincente contro il Cagliari. Perché il 4-4-2 rossonero vede soprattutto un numero 63, efficacissimo tanto nell’ingresso dalla panchina quanto dal 1’, rivelarsi ancora protagonista: immagine del Milan rabbioso (seppur a tratti) che Gattuso voleva vedere, nella metafora dei “23 cani arrabbiati”, con un volto su tutti preso come esempio.
Ed è da qui, da una coppia offensiva che ora sembra davvero inamovibile, che il gruppo rossonero prova a ripartire: conscio dei problemi da risolvere, con una striscia di 15 gare consecutive con gol subìto che mancava addirittura dal 1946, consapevole di dover alzare un tasso d’attenzione ancora ad intermittenza in troppi frangenti del match. Eppure, qualche sicurezza c’è: quella di aver trovato un calciatore che, da miglior realizzatore del settore giovanile rossonero, figura ora come elemento imprescindibile in qualsiasi situazione. Lo stesso che quattro anni fa, incontrando Higuaín, parlava con l’argentino solo per chiedergli un selfie: per capire come si sia evoluto quel dialogo, oggi, basta scrivere due parole. Assist-gol: osservando per cogliere, soprattutto in campo e non solo nei 90’ di gioco, la nascita di una nuova intesa sempre più forte.