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Data: 24/04/2018 -

Gyasi, un ghanese in Südtirol: “Dalle battute con Immobile a quell’orecchino. Ora viaggio, ballo e sogno la Serie B”

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Ammirare il mondo dal maggior numero di angolazioni possibili. Scoprirlo con gli occhi della passione e del talento. Su e giù. Perché chi viaggia vive due volte, “e io adoro conoscere e godermi posti nuovi”. Mappa in mano e... stop: fermata Südtirol, semplicemente la nuova casa di Emmanuel Gyasi, seconda punta classe 1994 di proprietà dello Spezia ma punto fermo della formazione altoatesina guidata da Paolo Zanetti: “Un allenatore fantastico, con lui sto imparando molto, e adesso mi regalerà anche un orecchino nuovo”. Sorriso e scommesse da spogliatoio, sogni concreti e obiettivi definiti: “Ci siamo presi i playoff, ora puntiamo sempre più alto”, parole e musica del Big Papa, ‘così mi soprannominò un mio amico’, in esclusiva ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com.

Viaggi e calcio come punti fermi. Mamma e papà del Ghana, lui invece nato a Palermo ma sbocciato poi a Torino. Fotografie da prospettive diverse ma unite coi trattini dell’amore per il pallone: “Adoro il mare, ora però sto scoprendo la bellezza delle montagne”. Cambiamenti. Intrecci di vita e segmenti di una carriera in divenire: “Della Sicilia mi ricordo poco, a quattro anni infatti volai in Ghana per fare la scuola materna, poi tornai in Italia, questa volta a Torino”. Sfumature granata di una scalata verso l’alto con umiltà e talento: “Iniziai nella squadra del mio paese, Pino Torinese, passai poi al Pecetto, dove tutt’ora ho ancora un rapporto incredibile col presidente, un legame oltre il calcio”. Già, sentimenti sinceri e solidi, come quelli pieni di amore verso i genitori: “Mamma si arrabbiava perché la pagella era un disastro, spesso mi vietava di andare agli allenamenti, ma io di nascosto preparavo il borsone e scappavo al campo”. Questione di vita. Ossigeno. Fino alla svolta: “Vinsi la coppa delle regioni con la Rappresentativa e da lì il sogno divenne realtà”. Dai dilettanti ai professionisti, pura felicità: “Mi chiamarono sia il Torino che il Genoa, alla fine prevalse la vicinanza a casa. E così, con i piedi per terra, il mio allenatore mi portò a fare il provino che mi cambiò la vita”. Pochi minuti per convincere tutti delle sue qualità. Tecnica, doti fisiche e velocità. Lavoro.



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