13 luglio 2014. Stadio Maracanà di Rio de Janeiro. È appena finita Germania-Argentina e i tedeschi sono campioni del Mondo per la quarta volta nella loro storia. Quella vittoria porta la firma di piccoletto (tra la nazionale dei giganti della Germania) castano: imposta, fa assist e segna, tutto con un’eleganza entusiasmante. Il gol (stupendo) che decide quella finale lo segna Mario Götze. 8 anni dopo quel gol e con mille problemi in mezzo, l’ex Borussia Dortmund si è ripreso la nazionale ed è rientrato in campo con la maglia della Germania nella partita contro il Giappone.
Pochi giorni prima la finale del Maracanà, la prima di una Coppa del Mondo dopo il Maracanazo, la Germania aveva sconfitto il Brasile con l’umiliazione più grande della loro storia. Brasile 1 Germania 7. Se dopo il ‘50 “Maracanazo” è diventato un termine comune nel gergo brasiliano, la parola Mineirazo i brasiliani non sanno neanche cosa sia. Come per cancellarlo in maniera definitiva. Götze quella partita non la gioca. Resta in panchina e già pregusta la finale. Le probabilità che scendesse in campo al Maracanà erano minime. Eppure dall’88^ in poi è il suo momento. “Entra e mostra al mondo che sei più forte di Messi”: così gli aveva detto Low quando si avvicinava a segnare per sempre la sua carriera. Quel Mondiale è stato l’apice della carriera del trequartista classe ‘92. E ha rischiato di rimanere solo un ricordo.
“Più forte di Messi”: il passaggio al Bayern e il feeling mancato con Guardiola
L’estate prima per Mario era stata difficile. Aveva lasciato il Borussia Dortmund dopo 12 anni tra giovanili e prima squadra per il Bayern Monaco (secondo giocatore tedesco più pagato di sempre dopo Ozil). Con i vari Lewandowski, Hummels e Reus aveva fatto la storia: prima il campionato, poi la finale di Champions proprio contro il Bayern Monaco (che lui salta per infortunio).
Buona la prima stagione con i bavaresi, ottimo il Mondiale. Ma da lì inizia la salita. Götze è il giocatore del momento: dalla copertina di PES 2015 alle prime pagine dei giornali tedeschi. Quella pressione non gli fa bene e in campo si vede. Anche il feeling con Guardiola prima e Ancelotti poi non sboccia. Per lui nessuno sarà come Klopp, il suo secondo padre, come ha affermato. Gli Europei del 2016 sono lo spartiacque: Low fa affidamento su di lui nelle partite dei gironi, ma Götze non si vede. Dopo i gironi gioca solo poco più di 20 minuti nella semifinale contro la Francia. È l’ultimo grande torneo che gioca con la Germania.
Götze: dalla malattia alla ripartenza a Dortmund
Finiti gli Europei torna a Dortmund. La maggior parte di quelli che avevano scritto la storia insieme a lui non ci sono più. Ma l’ambiente è rimasto lo stesso. Peccato che sia cambiato lui: appare fuori forma e il lontano cugino del Götze che faceva esplodere il muro giallo dei tifosi del Borussia. Nel 2017 si scopre perché sembra sovrappeso: disturbo del metabolismo energetico. Il corpo non bruciava i grassi e questo problema l’ha costretto a non giocare per 4 mesi. Troppo tempo per Low che per il Mondiale del 2018 voleva gente già pronta. E infatti Mario a quel Mondiale non sarà neanche convocato.
Fondo toccato.“Sono stato un Giuda. Poi un eroe. Poi una delusione, poi quasi fuori dal calcio. Tutto in quattro anni”. In una frase Götze ha riassunto al meglio quel periodo. Fa ancora un paio di stagioni con il Borussia Dortmund, poi accetta la chiamata del PSV. Vuole stare lontano da tutti e tutti per ritrovare il Mario migliore. In due stagioni in Olanda fa rivedere il vero Götze, brillantezza e genialità. È il momento giusto per tornare in Germania, con l’Eintracht Francoforte. Ora sulla panchina della nazionale c'è Flick. Lo nota, se lo ricorda. Era al fianco di Low come suo vice quando Götze segna contro l’Argentina. In un secondo gli tornano in mente quei ricordi. Poi guarda il Mario di adesso e decide che è pronto. Lo convoca per le partite contro l’Inghilterra e l’Ungheria a settembre. Ma, stando a quanto ricostruito dalla Bild, l’ex Bayern rifiuta. Non per spocchia, ma perché questa volta vuole fare le cose per gradi.
Mario è tornato
A Francoforte ha trovato l’ambiente ideale. Due mesi dopo quella convocazione rifiutata, arriva la chiamata per il Mondiale. Questa volta dire di no è difficile. Mario accetta. Nella lista dei convocati della Federcalcio tedesca è tra Goretzka e Gundogan. In un attimo torna il passato al Bayern da una parte, la storia e i tentativi di ripartenza al Borussia dall'altra. In mezzo lui, la perfetta unione di quelle due fasi. Non più la giovane promessa del Brasile, ma il genio ritrovato. Bentornato Mario.