Alto è alto, riconoscibile a occhio nudo, tra mille: 1.80 di temperamento, paraguaiano. Spalle larghe e l’attitudine giusta per arrivare… ancora più in alto. Mamma Shirley Ayala si è sempre data da fare, miracoli veri per mantenere quattro figli e garantir loro un piatto caldo a cena, un futuro sereno. A Tony bastava una palla tra i piedi (che fosse più grande di lui, poco importa) per sorridere, e già tra i 7 e gli 11 anni lasciava tutti a bocca aperta: alto ma… tecnico!
Prima numeri e tricks con la squadra di calcetto del San Toñito - vicino casa, nella sua San Lorenzo, a 9 chilometri dalla capitale Asuncion - poi un autobus al giorno levava ogni dubbio di torno: “questo è forte”, punto e stop. Anche nelle giovanili del Cerro s’innamorarono di lui. Il cognome, grazie: "Sanabria”. Nemmeno il tempo di, in patria, che mamma fa i bagagli e porta tutti in Spagna, per fortune lavorative migliori. Un salto nel buio, coraggioso ma vincente… anche per Tony.
Lui giocava a futbol e guardava suo cugino farlo, da bordo campo, per rubargli qualche segreto. E poi tornava a giocare, divertirsi e segnare: nell’el infantil A della Blanca Subur di Sitges (Barcelona) ben 70 gol in una sola stagione. “9” insaziabile, “alto ma tecnico”. E voce che iniziava a circolare rapida. “Questo è forte forte” ripetevano, pure il Real l’ha pensato, e quasi portato a Madrid se non fosse stato per quelle elezioni lì che ritardarono la scelta definitiva; il carpe diem fu catalano, del Barcellona. E vita in Masia fu dal 2009/2010, tra allenamenti e partitelle. “Poteva lasciare la Masia solo il sabato pomeriggio, la domenica doveva tornar lì. Si alzava alle sei della mattina, doveva lasciar tutto ordinato. Far colazione, prendere l’autobus e andare al collegio, dove studiavano tutti. Poi tornare, pranzare, riposare. Poi studiare le materie dov’era più debole fino alle 5. Poteva chiamare solo una volta al giorno, lì non hanno cellulari” svelò la madre.
“Non lo conosco. Lo vedo solo allenarsi, è il mio idolo”. Messi. Anche se Tito Vilanova se lo portò in Prima qualche volta: “Una volta mi marcò Mascherano, entra forte eh” ridendo. Sanabria cresce ma non sboccia, nonostante un debutto davvero precoce (il secondo più giovane nella storia) in Nazionale maggiore. Una maglia scambiata con James dopo una sfida contro la Colombia: “Che giocatore!”. Parastichi insostituibili sotto i suoi calzettoni. A destra: “La mia famiglia che cresce unita”. A sinistra: “Rincorri il tuo obiettivo ma non dimenticare chi sei e da dove arrivi”.
Il futuro, in Italia. Prima “parcheggiato” al Sassuolo con tanto di debutto in A. Poi un destino segnato alla Roma. Totti disse gran bene di lui: “Possiede un futuro brillante”. Ma il trampolino giusto si chiama Gijon, prestito allo Sporting e possibilità di consacrarsi e farsi apprezzare dal mondo intero (per la gioia di una Roma, proprietaria del suo cartellino fino al 2019). E risultati che fin qui sono davvero notevoli: a oggi è il 20enne più prolifico d'Europa con 20 gol. Davanti a lui solo il 19enne Dembele, del Rennes. Sanabria, più giovane a farne tre in una sola partita in 110 anni di storia del club, il più giovane (19 anni e 277 giorni) a farne tre in una sola partita in questa stagione in tutte e cinque i maggiori campionati d'Europa. E pensate, di stranieri U-20 con un hat-trick in tasca in Liga - prima di lui - c'erano solo Daucik, Messi e Giovani dos Santos. Soddisfazioni (e gol, già 5 in 9 partite) per uno come lui, che a mollare non ci ha mai pensato. Mai lo farà. D'altronde, con quel temperamento guaranì che si ritrova...