“Giuseppe è un giocatore dalla correttezza unica, siamo convinti che potrà dimostrare la sua estraneità dei fatti”. Nessun dubbio e fiducia che tutto alla fine si possa chiarirsi e chiudersi nel modo migliore: è questo il pensiero del Genoa, nelle parole del suo Direttore Generale Giorgio Perinetti dal Signorini di Pegli, sulla positività di Giuseppe Rossi al test antidoping effettuato lo scorso 12 maggio al termine di Benevento-Genoa, per il quale la Procura antidoping di Nado Italia ha chiesto un anno di squalifica per il giocatore. (Leggi QUI la notizia)
“Si tratterà di un equivoco - ha aggiunto - ne abbiamo già avuti di casi di farmaci assunti per motivi ben diversi dall’intento di alterare le prestazioni sportive, comunque noi siamo convintissimi che il giocatore possa dimostrare la sua estraneità ai fatti”. Fatti risalenti a quando Rossi era un giocatore rossoblù, ma dei quali il Genoa è venuto a conoscenza quando le strade di club e attaccante si erano già divise.
“L’interruzione del rapporto con Rossi - ha precisato Perinetti - è avvenuta in maniera quasi consensuale, noi avevamo un’opzione che non abbiamo esercitato in accordo col giocatore: avevamo altri programmi, lui probabilmente si aspettava un maggiore utilizzo che non potevamo garantirgli e quindi è stata presa una decisione alla quale serenamente si è arrivati assieme”.
“É stata una scelta tecnica, condivisa anche dal giocatore, presa prima di venire a conoscenza di questo procedimento: quando abbiamo saputo della positività, non riguardava più un giocatore del Genoa ma di un professionista che non faceva più parte della nostra rosa. La società - ha concluso Perinetti - è stata avvisata che c’era un procedimento a carico del giocatore in quanto all’epoca dei fatti Rossi era un nostro tesserato. Da parte nostra possiamo dire di non aver mai dato nulla al giocatore e che non eravamo a conoscenza di questa assunzione eventuale, il giocatore sostiene di non aver preso nulla. Ora ci auguriamo e gli auguriamo che possa essere chiarito tutto”.