“Cristian preparati, oggi vieni con noi”. Niente pullman della Primavera ad aspettarlo però, questa volta quello da prendere è il freccia rossoblù in partenza da Pegli, direzione Juventus: immagini e parole di una vigilia speciale, quella di Cristian ‘El Cuti’ Romero. Protagonista a Torino di un esordio da brividi, niente di meno che contro CR7. Infortunio e partite con la Primavera finalmente alle spalle, mondo che si capovolge in una notte, col pericolo scongiurato di passarla insonne: come peraltro già successo, in occasione del suo primo debutto, quello tra i grandi maglia del Belgrano (dov’è cresciuto) sulle spalle contro l’Indipendiente.
NOTTE PRIMA DELL’ESORDIO
Altro capitolo, stessa storia. Anche se questa volta Cristian, difensore classe ‘98 e nuova stella del Genoa, la notte l’ha passata a dormire: Juric, proprio per lasciarlo tranquillo in vista della prima, gli ha detto che avrebbe esordito solo a poche ore dalla gara. In campo, oggi come allora, tranquillità da veterano e personalità da vendere: ‘garra’ e qualità, miscelate sapientemente in uno dei difensori centrali da anni considerato tra i più promettenti del calcio sudamericano. Nonostante i vent’anni compiuti da poco, l’irruenza sulla quale dover lavorare e un quaderno bianco ancora tutto da riempire. Quasi tutto.
Perché una pagina Cristian, ennesimo colpo di mercato del Presidente Preziosi, ha già avuto tempo e modo di scriverla. E racconta di un debutto in Serie A che ha sorpreso tutti, tranne chi lo ha deciso: “Se non lo faccio giocare come fa a crescere? - Lo Juric pensiero dopo aver fermato la Juventus di Allegri - Cristian è forte e ha lavorato bene in queste due settimane, dovevo farlo giocare”. Un mix di fiducia e rischio calcolato quello del ‘Pirata’ rossoblu, alla prima dal ritorno sulla panchina del Grifone: out Spolli, la scommessa (vinta) - quando tutti si aspettavano Lisandro Lopez o koray Günter - è quel ragazzino partito da Cordoba, città di un milione e trecentomila abitanti 700 km a nord -ovest di Buenos Aires, che l’Italia l’aveva nel destino.
VIAREGGIO, L’ITALIA E GLI OCCHI DEL MERCATO ADDOSSO
Italia. Precisamente (Il) Viareggio. Eh già, perché nella pur giovanissima carriera di Romero c’è già un primo viaggio in Italia, che sembra quasi scritto nel destino. Ragazzo in pianta stabile in Prima squadra, ma ‘Teté’ Gonzalez, ex Lazio, insiste per portarlo al Viareggio con i giovani del Club Atletico Belgrano. È il 2016. Un’intuizione che potrebbe cambiargli la carriera. Perché da quel momento in avanti, dopo Boca e Racing, tanti club europei iniziano ad osservarlo da vicino. Villareal, Valencia, Shakhtar Donetsk, Siviglia e l’Atletico del Cholo. Tra i tanti, anche il Genoa di Preziosi.
Tutti pazzi per ‘Cuti’, il talentino scoperto nel 2014 in Argentina da Ciro Palermo - figlio di Paolo, agente tra gli altri anche dell’ex rossoblù Armando Izzo - suo agente che ora ne cura gli interessi, durante un torneo giovanile a cui partecipava il Belgrano. Velocità impressionante, nonostante il metro e ottantasei di altezza, è stato amore a prima vista. Come quello con il Genoa di Preziosi, anche se prima di portarlo a Genova sono dovuti trascorrere due anni. I primi contatti avviati nel 2016 dopo il Viareggio, i mesi successivi passati ad osservarne la crescita in Argentina, lo scorso gennaio la mossa per bloccarlo e anticipare tutti, in estate la chiusura dell’operazione. Due milioni di Dollari al Belgrano, biglietto di sola andata destinazione Italia per la nuova promessa del Grifone.
CUTI, LA FAMIGLIA E L’AMICO KOUAMÈ
È il 14 luglio quando Cristian raggiunge i nuovi compagni nel ritiro di Neustift. Il tempo di buttare un occhio al campo e farsi un’idea del nuovo compagno Piatek, - manita personale alla rappresentativa della Val Stubai - ed è ora delle presentazioni. ‘Piacere, Cuti’. ‘Diminutivo di’? chiedono i compagni. ‘Di niente’, un semplice soprannome nato in… famiglia. A chiamarlo cosi la prima volta uno zio, da quel giorno Cristian è per tutti diventato solo ‘Cuti’. Così lo chiamano papà Victor - impiegato nel ‘Gremio de Camioneros’ di Cordoba (il consorzio dei camionisti di cui fa parte anche il presidente dell’Indipendiente Hugo Antonio Moyano), mamma Rosa, il fratello maggiore Franco (che lavora assieme a papà Victor) e la sorella più grande Aldana, che studia ancora.
Dalla casa al campo, anche lì Cristian dice presto addio al suo nome di battesimo: è cosi a Cordoba, come a Genova. Dove ‘Cuti’ è però diventato ‘Rome’, più classica abbreviazione del cognome. Quella Genova dove Romero è arrivato assieme alla fidanzata Karen, con la quale ha scelto di vivere sul lungomare di Arenzano, a pochi km dal centro sportivo di Pegli: comodo da raggiungere, luogo perfetto per gettarsi testa e gambe solo al campo. Tragitto Arenzano-Pegli per gli allenamenti, poi subito di nuovo a casa davanti alla tv a vedere e rivedere le partite giocate, per analizzare meglio i suoi errori e migliorare velocemente. Anche grazie ai consigli di capitan Criscito, dei connazionali e dell’amico Christian Kouamè, tra i giocatori coi quali ‘Rome’ ha legato di più, ed unico assieme agli argentini a mantenere la tradizione di famiglia e per il quale è rimasto ancora ‘Cuti’.
FISICO, VELOCITÀ E TECNICA
Alto e allo stesso tempo velocissimo. Giovane, eppure freddo e attento. Fisicità ed esplosività abbinate a buona tecnica e visione di gioco. Fisico da ‘stopper’, fiato da terzino e capacità di impostazione del gioco. Eccole le caratteristiche di Cristian Romero, difensore centrale che ha tra i punti di forza anche la duttilità. Nato difensore centrale, in Primera Division ha giocato anche terzino destro, in allenamento al Belgrano è stato provato anche regista basso davanti alla difesa. La nuova stella del Genoa, che studia Otamendi e ad alcuni ricorda Varane, però si sente più a suo agio al centro della difesa: in quel ruolo che studia giorno dopo giorno, lì dove Juric lo ha lanciato sabato con la missione di fermare un certo Cristiano Ronaldo.
UNA STORIA TUTTA DA VIVERE CON UN FINALE GIÀ SCRITTO
Pullman da non perdere, notti prima degli esordi. Una trattativa lunghissima, la sfida a CR7. Un viaggio a Viareggio e l’Italia nel destino. Eccola la storia di Cristian Romero, da promessa a Cordoba a nuova stella del Genoa: una storia tutta da vivere, con un finale già scritto. Quello - un giorno lontanissimo, dopo aver portato in alto il Grifone e aver vissuto una carriera di soddisfazioni - di fare ritorno in quella che per ‘Cuti’ è stata e sempre resterà casa sua: quel Club Atlético Belgrano dove Romero ha mosso i primi passi, maglia dei Los Piratas sulle spalle. Dei quali nonostante l’addio è restato un grandissimo tifoso, non si perde una partita dei suoi ex compagni. Sicuro un giorno di poterli riabbracciare, perché è così che a soli vent’anni ha già deciso di chiudere la carriera. Ora però c’è il Genoa, 17 sulle spalle, stesso numero dell’esordio in Primera Division contro l’Independiente, e una storia a tinte rossoblu tutta da scrivere: in campo, dal quale dopo il buonissimo esordio di Torino sarà difficile vederlo lontano. Testa bassa e lavorare, come piace a lui: sudore e sacrificio, nonostante quei tratti da predestinato che non possono passare inosservati. Quelli del ‘Cuti’ Romero, nuova stella del Grifone.