Fisico già imponente, nonostante all’epoca si trattasse appena di un adolescente capace però di realizzare gol a raffica sui campetti della sua Sicilia. “Il ragazzo si farà, nessun dubbio”, tanto che la Sampdoria all’epoca viaggiò fino ad Agrigento per convincere quel ragazzo a vestire blucerchiato. Intuizione vincente. “Bellotto, ai tempi allenatore della Sampdoria in Serie B, credeva in me: fui convocato contro la Juventus in Coppa Italia, mi diceva sempre di stare tranquillo e continuare e lavorare duro che entro la fine dell’anno mi avrebbe fato esordire”. Ma Giuseppe Gambino, all’epoca 17enne, decise che in quel preciso istante della sua vita la priorità fosse un’altra. “Ero fidanzato con una ragazza in Sicilia, così a gennaio decisi di salutare la Sampdoria e tornare da lei”. Amore terminato dopo qualche tempo, però. “E pensa che sono ancora single...”.
Risata senza rimpianti. “Ero giovane, a quell’età si fanno le cose senza pensare tanto, pensa ad esempio che se a 14 anni ad Agrigento non ci fosse stato Paolo Ostinelli io probabilmente non avrei mai giocato a calcio, – racconta in esclusiva Gambino ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – i rimpianti nella mia carriera sono stati altri”. Prego… “Mi è capitato di giocare in tante squadre importanti: Como, Reggiana ad esempio. In molti casi purtroppo sono stato penalizzato dal non ‘avere il nome’. Venivo magari considerato come un attaccante di Serie D e allora andava a finire che la piazza pretendeva un nome che facesse sognare. Così mi ritrovavo a vedere giocare gente che lo meritava meno”. Qui l’amarezza si nota, sì. Ma Gambino non è certo uno che si scoraggia, anzi.
20 maglie diverse in 20 anni di carriera, se non è un record poco manca. “Molti si fanno ingannare dalla mia esperienza al Rodengo Saiano (Serie D ndr) e mi dicono che lì mi sono fermato per due stagioni, ma non è cosi. Sono arrivato a dicembre 2006 ed ho iniziato anche la stagione successiva con la stessa maglia, però poi gennaio sono andato via: l’almanacco può ingannare se non si fa attenzione”. L’ultimo trasferimento, però, potrebbe davvero essere quello della svolta: Cosenza, è qui che parte la ‘rinascita’ di Gambino. “Ricevo una chiamata la mattina presto e do’ la mia disponibilità, all’1:30 di notte il mio agente mi comunica che è tutto fatto. All’alba ero già in viaggio direzione Cosenza”. 7 presenze e 4 gol, certo che come inizio… “Qui mi trovo benissimo, ho 32 anni ma in questo momento è come se me ne sentissi addosso 20: sento che giocherò ancora molto a lungo. Mi sto dando da fare come non mai: arrivo prima all’allenamento e faccio esercizi di tecnica individuale, corsa...”.
Quasi un ‘dovere’ ed il perché lo spiego lo stesso Gambino: “Mentre ero in macchina ho pensato tanto alla scelta del numero di maglia: io il 9 ce l’ho nel sangue, ma qui a Cosenza questa è stata la maglia di Marulla. Un mito. Ho riflettuto a lungo su questa scelta, sapevo che così facendo mi mettevo addosso un po’ di pressione. Poi ho deciso: ‘Prenderò la 9 e farò di tutto per onorare questa maglia nel miglior modo possibile’. Un segreto? Diciamo che questo numero mi sta dando una forza speciale”. Su e già per l’Italia: Taranto, Como, Gaeta, Rimini, Monopoli solo per citarne alcune; ma nel viaggio nel pallone di Gambino non c’è Agrigento, la sua Itaca: “E’ la mia città, ho sempre sognato di tornare. Sarebbe stato bellissimo giocare davanti alla mia famiglia, ai miei amici, poter essere un esempio per tanti ragazzini che sognano di fare i calciatori. Quando c’è stata la possibilità in passato, però, mi hanno più volte mancato di rispetto e così non si è mai fatto nulla. In futuro? Vedremo, oggi sono a Cosenza e non sono mai stato così bene; ho un contratto di un anno, sì, ma chissà...”. Vuoi vedere che non sia proprio questa la stagione giusta per chiudere la valigia e aggiornare gli almanacchi?