Un codice deontologico per un uomo ed un giocatore…migliore. L’idea arriva dalla Sicilia, da Bagheria a poco più di 15 km da Palermo. “Per chi ama veramente il calcio, il fair play, cioè la correttezza, deve essere la prima regola” si legge nel codice introdotto dalla Fortitudo Bagheria, una delle scuole calcio della città che ha deciso di lanciare un “calcio 2.0” attraverso delle regole che, nonostante spesso dovrebbero risultare tacite, messe nero su bianco hanno avuto un grande successo.
Ventisette norme da rispettare per l’atleta, più dodici suggerimenti per i genitori. Al primo posto un tema chiave: lo studio. “L’impegno scolastico è fondamentale – spiega il presidente della società Pierandrea Figlia a Gianlucadimarzio.com – Se giocano e poi non studiano noi li richiamiamo con l’autorizzazione dei genitori”. L’obiettivo, infatti, è quello di “costruire uomini migliori” non in sostituzione delle famiglie, bensì a supporto per quello che può diventare un lavoro corale nella crescita dei ragazzi.
In campo, poi, il rispetto diventa la parola d’ordine sia nei confronti dei compagni (la regola numero 6 dice “È buona norma confortare ed incoraggiare i compagni quando sbagliano”, insieme alla numero 24 “Comunicare con tutti i componenti del gruppo, non emarginando nessuno”), degli avversari (regola numero 10: “Non fare al tuo avversario quello che non vorreste che lui facesse a te”) e, soprattutto, del direttore di gara. La figura dell’arbitro assume un ruolo importante in questo codice, nel rispetto delle decisioni prese.
“L’arbitro può sbagliare, così come sbagliamo noi quotidianamente – prosegue il presidente Figlia – Noi dobbiamo lavorare su quello che possiamo migliorare, come un errore tecnico del ragazzo. Non bisogna certo accampare alibi pensando che la partita sia stata persa per colpa dell’arbitro”. Un codice che è stato accolto bene da parte dei genitori, che ricevono comunicazioni ufficiali soltanto per lettera o per posta elettronica.
Un esempio positivo che il presidente Figlia si auspica possa essere ripetuto non soltanto in Sicilia, ma anche nel resto d’Italia. “Noi lavoriamo quotidianamente affinché questo codice possa essere migliorato con i miei collaboratori Mariagrazia, Pietro e Giuseppe – conclude – Mi piacerebbe, inoltre, che la Federazione facesse delle riunioni con i presidenti, il sistema si può migliorare solo in questo modo”. D’altronde il motto della Fortitudo e del suo presidente è chiaro: “Dobbiamo crescere”.
A cura di Giovanni Mazzola