Papà Aladino strofina la sua lampada ma è il figlio Mattia a fare le magie… in campo: doppietta alla Spal e Verona innamorata. A proposito di Romeo e Giulietta. “La prima cosa che ho fatto dopo la partita è stato chiamare la mia ragazza” ci rivela Mattia, romanticone. Altro che Valoti senior. “Era allo stadio - ci racconta il giocatore dell'Hellas in esclusiva - e poi ci siamo anche incrociati in zona mista, proprio qualche minuto”. Tra i due, carezze. Come no. “Mi ha dato uno scappellotto!”. D’affetto. “Era contento, mi ha detto ‘bravo’ perché soddisfatto”. Mattia, nel nome del padre: anche Aladino era centrocampista, con un passato tra Atalanta, Parma e Palermo. In comune con l’erede la maglia gialloblù dell’Hellas indossata a metà anni ’90. “A fine match ho parlato anche con Toni, in spogliatoio. Mi ha sussurrato un ‘non hai ancora fatto niente’ e lo so bene. Luca mi ha sempre dato molti consigli, già quando eravamo compagni di squadra. Anche in questa circostanza ha ragione perché devo dimostrare continuità, guai a sedersi". Faccia da bravo ragazzo e sincerità che traspare dagli occhi, Valoti Jr ci svela che “non ero stato convocato per la partita precedente, arrivavo da un guaio fisico. Non pensavo nemmeno di partire titolare contro la Spal e invece…”. Pecchia ci ha creduto e spiazzato anche lui. “Ha pensato potessi far bene”. E così è stato: due gol sono bastati eccome. Anche mamma sua pensa che possa dare ancora qualcosa... allo studio, non è vero? "Dici bene. Dopo il mio diploma scientifico, adesso ho una mezza intenzione di continuare, magari rimanendo nell'ambito sportivo. Lei pressa un po', so che serve. Nel tempo libero forse riuscirei a studiare".
Alto, secco. Abbastanza ‘Flaco'. E se ci aggiungiamo il 27 sulle sue spalle, Valoti sembra un po’ Javier Pastore, diciamolo. “Da dietro forse!” scherza Mattia. Ma una vaga somiglianza c'è. “In tanti mi chiamano così, Flaco. E’ come un soprannome ormai”. Lui non disdegna. “Mi piace molto come tocca il pallone, le sue movenze: m’ispiro molto all’argentino”. E se Valoti dovesse completare la sua personalissima squadra di calcetto, chi vorrebbe con se? “Vado matto per i giocatori di qualità. Direi Vazquez, Ilicic”. E? “Quando abbiamo giocato contro la Juventus circa due anni fa, chi mi ha davvero impressionato è stato Pogba. Fisico, potenza, tecnica”. Poi, ecco svelato l’aneddoto. “A fine partita gli ho chiesto la maglia e sono riuscito a prenderla. Pensa, lui ha pure voluto la mia!”. Sorridiamo. “Mi domandavo cosa ci avrebbe fatto della mia e invece…”. Se la sarà portata a Manchester, possibile.
Un passato in rossonero, al Milan. “Bei ricordi. Ho avuto la possibilità di giocare con tanti campioni. Da Thiago Silva ai veterani come Gattuso, Nesta, Ambrosini: professionisti incredibili da cui c’era solo da imparare. Ho capito perché hanno vinto così tanto nella loro carriera”. Tutti più uno: Ibrahimovic. “In campo era troppo forte, fuori un leader indiscusso. Lui non parlava molto però ti diceva ‘bravo’ quando t’impegnavi in allenamento e facevi la cosa giusta oppure ti riprendeva quando vedeva che le cose non andavano come dovevano”. Con Mattia, bastone e carota. “E’ capitato che mi facesse i complimenti ma anche che mi riprendesse in modo deciso”. Da un attaccante all’altro, con il Gallo Belotti Mattia ci ha giocato insieme, anche in partite ufficiali. “All’Albinoleffe! Dai giovanissimi alla Primavera. Per sei mesi anche in prima squadra. Andrea è cresciuto tantissimo. E dire che i primi anni non era nemmeno titolare, partiva sempre come alternativa. Ma si è sempre allenato al massimo: arrivava prima degli altri e finiva dopo”. Tanto che adesso… “me lo sono preso al fantacalcio! E certo! Insieme a Dzeko e Muriel”. Se sarà un attacco da 10 e lode lo scoprirà solo a fine campionato. Proprio come la sua stagione, con il suo Verona. Umiltà, testa bassa e continuare a dimostrare: la strada è quella giusta. E non serve certo una lampada che fa magie per capirlo.