Je suis rentrè, sono tornato. Quando Jordan Veretout si è presentato sul dischetto, i dubbi erano pochi. Palla da una parte e portiere dall'altra il pronostico dei più. Azzeccato, ovviamente. Undicesimo rigore in carriera per il centrocampista francese, dieci gol fatti e un solo errore. Una sentenza, smentita dal solo Sirigu in un Torino-Fiorentina del marzo scorso. Per gli altri niente scampo.
1-0, primo gol in campionato e vittoria Fiorentina. La quarta su altrettante partite al Franchi, un fortino da 30.000 spettatori di media. Un traguardo impensabile solo un anno fa di questi tempi, una dolce testimonianza d'amore per la squadra più giovane del campionato.
Che continua a volare. 13 i punti in classifica, 14 i gol fatti nelle prime sette giornate. Ha fatto meglio con 21 solo nella stagione 1992-1993. 25 anni fa, una vita. Una data storica, almeno per l'Atalanta. Il Franchi resta una bestia nera, un campo inespugnabile proprio da quell'anno. Poi 17 incontri senza nemmeno un sorriso. Una maledizione che si è palesata anche oggi.
Per colpa di Veretout, appunto. Non segnava dallo scorso 18 aprile, dalla tripletta alla Lazio. Lì mostrò tutto il suo repertorio, dalla punizione al destro, passando per il dischetto. Era una Fiorentina che lottava per l'Europa quella. Nel nome di Astori. "Jordan, il tuo italiano è migliorato. Domani prima della partita parli tu", gli disse Davide alla vigilia di quella maledetta trasferta di Udine. Poi il sorriso che si trasforma in lacrime, la gioia che diventa rabbia. Come quella che lo travolge con il Cagliari. Il sogno Europa si infrange sul gol di Pavoletti. Lui non ci vede più e rifila un calcione a Joao Pedro. Rosso diretto e tre giornate di squalifica. La punizione peggiore possibile.
Per lui, per Pioli. Sì, perché l'allenatore viola rinuncerebbe più facilmente al cibo piuttosto che a lui. 36 volte dal 1' su altrettante convocazioni nella passata stagione. Solo due le partite saltate, con Samp e Milan, per squalifica. Risultato? Due sconfitte, tanto per cambiare. Poi sempre in campo. In estate sono arrivati Gerson ed Edimilson. Nessun problema, al francese gli si cambia ruolo. E così da mezz'ala ecco la trasformazione a regista, a coprire quel ruolo lasciato libero da un Badelj di cui oggi si sente un po' meno la mancanza. Dieci le reti segnati lo scorso anno fra Serie A e Coppa Italia. Mai così tanto in gol nella sua vita Jordan. Prima di arrivare a Firenze 4 in 43 partite con il Saint Etienne. Zero in 29 gare con l'Aston Villa. 14 con il Nantes dal 2011 al 2015.
La media si è alzata insomma. Notevolmente. "Gioco regista? Toccherò più palloni, ma forse segnerò meno". Intanto, da quando è tornato dalla squalifica, 5 su 5 dal 1'. E già un gol e un assist. Se il buongiorno si vede dal mattino, i tifosi possono stare tranquilli. Sette milioni, tanto costò ai Della Valle. Adesso Corvino si sfrega le mani, perché la valutazione si è alzata eccome. Nel frattempo Veretout è esploso, sulle orme dell'amico Pogba, con cui vinse il Mondiale Under 20 con la Francia nel 2013. Quell'anno la Fiorentina terminò al quarto posto. Ieri voleva dire Europa League, oggi Champions. La competizione che Jordan segna di giocare. Un giorno, magari non troppo lontano. Magari con la maglia viola. Sarebbe il modo migliore per cancellare la delusione dello scorso anno. Quell'Europa rincorsa ma non acciuffata. Ne sarebbero contenti Pioli e i tifosi. Lo sarebbe anche la piccola Kaylie, nata a inizio settembre a Careggi. Lo sarebbe, infine, il suo capitano. L'amico Davide.