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Data: 16/11/2017 -

Il padre come idolo, un digiuno (sotto porta) lungo 2 anni, la Fermana per ripartire. Da Silva: "Destro un 'martello'. Qui per trovare continuità e gol"

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"Sono un ragazzo tranquillo che ha tanta voglia di rifarsi sul campo". Un biglietto da visita che dice tanto, forse tutto. Il nome è Victor Da Silva, il luogo è Fermo, la maglia quella della Fermana. E dal Mato Grosso (Brasile) alle Marche il passo non è breve, così come la storia del centrocampista brasiliano. Classe '95, 22 anni ma di tempo da perdere non ne ha più. O meglio, non ne vuole più perdere: "Non ho sfruttato bene i primi 3 anni...", e la voce si abbassa un po'. Poi però ritorna ferma - e non è un gioco di parole - quando si torna a parlare del presente, che dice Fermana: "E' per me un'esperienza positiva finora - ha raccontato ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - anche se non ho giocato molto ma quando sono stato chiamato in causa ho sempre dato il massimo per la squadra, quindi sono contento". Difficile non esserlo, soprattutto dopo il primo gol con la maglia gialla, arrivato mercoledì scorso contro la Feralpisalò che ha interrotto un digiuno lungo quasi due anni: "E’ stata una rete particolare. L’ultima volta che ho segnato è stata con la maglia del Teramo. L’ho cercato tanto questo gol e finalmente è arrivato. Spero di farne altri da portare in alto la Fermana, insieme ai miei compagni".

L'obiettivo è la salvezza, l'ambizione è salire, giocare il più possibile, trovare la continuità perduta e certamente fare gol. Di quelli pesanti, belli. Intanto la prima dedica va sempre a lei, la fidanzata a cui Victor è legato da 5 anni. Già, gli affetti, la famiglia. E' grazie a quella d'origine se si è avvicinato al calcio tanto da iniziare da subito ad amare questo sport che è diventato la sua professione, la sua vita. Tutto merito del padre, il suo idolo: "L'ho sempre seguito, anche lui giocava a calcio, non a livelli professionistici ma nel mio paese. Ogni sabato e domenica, lo seguivo sempre. Se gioco a calcio è grazie a lui. E' il mio idolo, proprio perché mi ha trasmesso questa passione per il calcio. Poi certo, ci sono tanti giocatori a cui aspirare… Messi, Ronaldo, Ronaldinho". Punta in alto Da Silva che dall'estate scorsa ha scelto la Fermana per ripartire: "Cosa mi ha convinto a venire qui? I due direttori che mi hanno chiamato spesso, mi hanno spiegato che c’era un progetto importante, quindi non ci ho pensato due volte ed ho accettato". Detto, fatto.

Ed ora il lavoro quotidiano con Flavio Destro, un 'martello': "Dell'allenatore mi ha colpito il fatto che lui tiene tanto a noi ragazzi, vuole tanto e vuole tenerci sempre compatti perché quando andiamo in campo se siamo uniti qualcosa di buono riusciamo a farlo. Ci sprona sempre sia nei momenti difficili sia in quelli belli. Lui è sempre lì come un ‘martello’ a richiamarci sempre". Non sono ammessi cali di tensione, fosse in un campionato come la Serie C e in un Girone come il B, nel quale attualmente la Fermana dopo 13 partite è nona. E domenica il Gubbio: "Una partita difficile. Ogni gara è una battaglia. Nel nostro Girone nessuno è nettamente più forte, c’è sempre da giocare a viso aperto". Lo dice Destro, lo ricorda Da Silva che con il 25 sulle spalle vuole far esultare ancora i suoi tifosi: "Anche se ad inizio anno volevo il 26... Ma siccome eravamo ancora in pochi, il 25 era l’ultimo numero ed il più vicino al 26. Ecco perché l’ho preso, senza problemi". Niente cabala o scaramanzie. Solo il campo deve parlare. Per puntare alla salvezza (e chissà...) con la Fermana e per non perdere più tempo.

Come un mantra, lo ripete Victor che è cresciuto nelle giovanili del Chievo, scoperto da Maurizio Costanzi che ora è il responsabile del settore giovanile dell'Atalanta. Schierato sotto età negli Allievi, con la Primavera ha poi vinto uno Scudetto. Gol e prestazioni talmente convincenti da portarlo ad assaggiare anche la Serie A. "Di quella Primavera ho un buon ricordo, ho fatto 3 anni lì. Nel terzo anno sono riuscito a vincere anche lo Scudetto. Ma non ha niente a che vedere con il calcio dei grandi. E’ una base, sì, ma nel calcio dei grandi devi metterci sempre più del tuo. Della prima squadra mi è rimasto impressa la qualità con cui loro affrontano gli allenamenti. Una cosa eccezionale, tutti vanno a palla. I primi anni sono sempre difficili per i giovani, soprattutto se vai nelle serie minori, ma se uno è bravo viene fuori prima o poi". Sì, perché se qualche rimorso c'è è accompagnato dalla voglia di rifarsi. E per sua fortuna Da Silva non è un emotivo: "Sono molto tranquillo, non faccio vedere il mio nervosismo. Sono sempre molto calmo e lucido in campo per fare quello che un allenatore mi chiede". Già, come quando Corini l'ha chiamato per fargli giocare i suoi primi minuti in Serie A (era maggio 2013): "E' stata una bella emozione, allenarsi con la prima squadra è una cosa, esordire è tutt’altro. Che soddisfazione. Una cosa che sogni da bambino. Dopo però devi lavorare tanto, sempre".

La tecnica c'è, la rapidità e la velocità nello spazio anche. Dove può migliorare? "Nella continuità, è da un po’ che non la trovo. Se riesco però, posso ambire a qualcosina in più". Il passato come lezione, il presente come trampolino, il futuro come custode di sogni ancora da coltivare. Ma uno, grazie al calcio, già l'ha realizzato: "Quello di giocare in Europa, e ci sono riuscito. Adesso voglio arrivare ai massimi livelli, calcisticamente parlando arrivare più in alto possibile". Come un tiro da tre, insomma, per usare un termine non proprio calcistico ma più da palla a spicchi: "Mi piace il basket, guardo spesso la NBA", ecco perché. Cambia il linguaggio ma non la musica, come quella che ascolta prima delle partite, per caricarsi, concentrarsi. "Ascolto un po’ di tutto, musiche brasiliane. Ma è inutile che ti dico i nomi…". Allora ci teniamo quel sound e immaginiamo il ritmo, pensando che quello che scandisce le giornate di Victor adesso fa rima con la sua voglia di trovare continuità e la via della porta. Perché quando la colonna sonora diventa quella dell'esultanza dei suoi tifosi, allora la musica è davvero quella giusta.



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