Voci che si rincorrono, conferme, percorsi (semi)irrintracciabili in giro per Milano, firma sul contratto a sancire il tutto e nuovo allenamento insieme. Con tanto di eterno ritornello: “Ancora tu…ma non dovevamo vederci più?”. Già, in effetti non doveva andare proprio così. Perchè le strade di Antonio Candreva e Stefano Pioli, pur essendo rimaste necessariamente legate al mondo Lazio sino allo scorso Aprile, si erano forse separate mesi prima. Scintille e storie di fasce da capitano da assegnare per decisioni mal digerite, da chi dell’ambiente biancoceleste si sentiva ormai simbolo e leader: l’eredità lasciata da Mauri finita sul braccio di Biglia, rigori e punizioni tra i piedi d’“Er Puzza”. Che come da bambino, di fronte ad un lato caratteriale mai mutato nel tempo, non ha mai particolarmente saputo accettare volentieri la voce del verbo “perdere”.
Rispetto alle sconfitte nelle partitelle con gli amici, da ragazzino, in palio stavolta c’era decisamente di più. Storia alle spalle ormai, però, accantonata come una vita calcistica romana ora spostatasi da una metropoli all’altra. Dal Colosseo alla Madonnina, dall’Olimpico a San Siro, dalla Lazio all’Inter: meta fortemente voluta da Candreva, all’interno di una trattativa estiva lunga ed estenuante, cambiando colori ma non numero. Si aspettava Mancini, che in lui aveva individuato il profilo utile, esperto ed ideale per l’ennesima rivoluzione nerazzurra, ritrovandosi invece pochi giorni dopo Frank de Boer: modulo ed idee diverse con cui confrontarsi fino a tre settimane fa, nel momento in cui il destino (chi, se non lui) ha deciso di rimettere sullo stesso cammino due vecchie conoscenze.
“Con Pioli è tutto ok”. Cenno d’intesa, poche parole a spegnere le ultime voci sul passato e l’intenzione di dare il via, insieme, ad un nuovo campionato per l’Inter. Ormai specializzato nel far scattare la scintilla o illuminare, Candreva, puntando il fondo o accentrandosi, cross in loop o conclusioni dalla distanza: se non avesse fatto il calciatore sarebbe diventato (a sua detta) un elettricista, ed ora risulta un po’ più facile capire il perchè. Già fondamentale, per la sua nuova squadra, capace di accendere la luce anche in totali momenti di buio: dal rischio 0-0 contro il Southampton, scacciato da un gran sinistro sotto la traversa, al siluro per riequilibrare il momentaneo svantaggio nel derby. Prima gioia in campionato in nerazzurro alla prima in panchina per Pioli, per due mondi in passato così lontani ed ora mai così vicini.
“Scurdammoce ‘o passato”, insomma, direbbero a Napoli: piazza che Candreva ha solamente sfiorato, nel corso dell’estate, facendo prevalere sempre una volontà più che chiara, direzione Milano. Ora, anche nei momenti di massima difficoltà, regala continuità, corsa e pericolosità a quella che è diventata anche la sua Inter, così come per Pioli: ritrovatisi a sorpresa ed ora pronti a viaggiare totalmente in un’unica direzione. Con un elettricista mancato sul quale poter contare per ogni momento di black out: domenica, con la collaborazione di Perisic, ha già risolto il primo. Toccando i fili giusti e premendo l’interruttore per riaccendere la luce di una squadra che, tra campo e panchina, di nuove energie ora ha davvero bisogno. Fornitore? Vota Antonio…