Una frattura con radici profonde e lontane, che alla fine hanno portato Cristiano Ronaldo a dire definitivamente addio al Real Madrid. Due mesi e mezzo dopo il trasferimento del portoghese a Torino, El Mundo rende noti alcuni dei motivi che hanno portato l’attaccante portoghese a cambiare squadra. Un reportage firmato Esteban Urreiztieta e Orfeo Suárez che scava nelle ragioni della rottura tra il Real Madrid e il cinque volte Pallone d’Oro: dalle questioni private a quelle ‘di squadra’.
Da non sottovalutare i problemi fiscali che hanno portato il giocatore - come si legge - a convocare una riunione a casa sua insieme all’agente Jorge Mendese all’avvocato Carlos Osorio nel maggio del 2017. Ronaldo voleva risolvere una volta per tutte la situazione per non rischiare di andare incontro ad altre difficoltà. Si chiedeva chi fosse il responsabile di tutti questi problemi, che lo avevano portato ad essere visto da tutti come un evasore. Osorio si assunse la responsabilità ma le cose non andarono comunque migliorando visto che Cristiano dovette poi pagare e arrivare a un patto con Hacienda.
“Non ho studiato, tutto ciò che ho fatto nella mia vita è stato a giocare a calcio ma non sono stupido e non mi fido di nessuno; per questo quando lavoro con qualcuno pago sempre il 30% in più di ciò che mi chiede perché non voglio problemi”. Queste le parole di Cristiano che venne poi accusato da Hacienda di essere un evasore. Servì un patto - che il giocatore non voleva firmare perché si sentiva pulito - per evitare pene peggiori. Poi la situazione più strettamente collegata al Real Madrid: l’attaccante si aspettava un rinnovo di contratto, soprattutto dopo il prolungamento di Messi con il Barcellona a cifre maggiori.
Il Madrid però decise sia di restare fuori dai problemi fiscali del giocatore, sia di non riconoscergli alcun aumento con un nuovo accordo. Il Real lo vedeva - e lo vede tutt’oggi - come il secondo miglior giocatore della storia Blanca dopo Di Stefano. “Mi mettono sempre dietro di lui, che cosa devo fare ancora di più per guadagnarmi il primato?” si chiedeva CR7. E poi “il fatto che Messi e Neymar guadagnino più di me, che sono il Pallone d’Oro, è una mancanza di rispetto. Non è una questione di soldi ma di status”. Mesi difficili che il club cercò di superare anche con l’aiuto di Zidane; l’allenatore francese avrebbe così parlato con la dirigenza chiedendole di “risolvere le cose in qualche modo perché la situazione nello spogliatoio era insopportabile, non si parlava di altro”.
Cristiano si sentiva solo e incompreso, tanto che prima della finale di Kiev la rottura era già insanabile. Su di lui c’erano il Paris Saint-Germain e il Manchester United; ma anche il Napoli di Ancelotti e il Milan - che aveva pronta un’offerta molto importante di circa 150 milioni (si legge ancora su El Mundo). La certezza è che a Madrid per lui non c’era futuro e quando l’attaccante capì che il Real non avrebbe fatto il minimo sforzo per trattenerlo chiuse di fatto la sua storia in Spagna. CR7 aveva confessato a Mendes di essersi pentito di essere rimasto ancora a Madrid dopo tutti i problemi che già aveva dovuto affrontare nei mesi precedenti, tanto che anche il Real aspettava soltanto la giusta offerta per lasciarlo andare.
Così arrivò la Juve e Cristiano diede ad Agnelli la sua parola. Il resto è storia nota. Così Ronaldo ha iniziato una nuova avventura in Italia, con l’obiettivo di lasciarsi alle spalle mesi molto difficili al Real Madrid e di dimostrare a Florentino Perez - in primis, ma non solo - quello di cui è capace.