Emergono nuovi dettagli sul clamoroso ripensamento che ha portato Paulo Dybala a dire di no all'Al Qadsiah.
La decisione è arrivata nel pomeriggio, dopo le manifestazioni di affetto dei tifosi e dei compagni, che l'argentino aveva già salutato (tra loro soprattutto Bove, Paredes e Soulè).
Roma, tutti i retroscena della permanenza di Dybala
Hanno pesato anche alcune reazioni in Argentina, dove gli sconsigliavano di andare in Arabia Saudita per non perdere la Nazionale, e anche quelle in Italia di chi si rammaricava della sua partenza.
La famiglia ha avuto un impatto: moglie e mamma non erano mai state veramente convinte. Anche Dybala in realtà non era così convinto fin all'inizio tanto da aver detto no il 7 agosto alla prima offerta. Poi il rilancio e la panchina di Cagliari lo avevano convinto a partire. Dybala aveva accettato, l'aereo privato era pronto da ieri per portarlo lì dove volevano addirittura fargli giocare domani la prima partita.
Stamattina quando ha lasciato Trigoria, Dybala si era portato via anche alcuni scarpini e non aveva fatto lo shooting della Lega proprio perché sicuro di andare via. Poi nel pomeriggio le riflessioni ulteriori con famiglia e l'agente, mentre la Roma comunque non aveva ancora accettato formalmente l'offerta del club saudita e chiedeva di più, con Friedkin che non avevano ancora dato approvazione finale.
Alle 19 circa la decisione, quella di fare anche un post anche simpatico ed enigmatico, per comunicare a modo suo di voler restare. Anche ai tempi della Juve, quando disse no al Manchester (doveva esserci lo scambio con Lukaku), era pronto un post di addio. Ma poi Dybala disse no. Come oggi.