Pablo Escobar, il sudamerica: ed ecco che con la mente si torna agli anni '70 e alla 'carriera' di uno dei criminali più famosi e temuti del secolo scorso. E invece no. Pablo Escobar, il sudamerica e... il calcio. Sì, perché adesso lì c'è un altro Escobar, le cui uniche armi risiedono nelle sue doti da centrocampista offensivo. Ieri ha scritto, grazie a una doppietta, un pezzo di storia del calcio nazionale sudamericano diventando il marcatore più anziano della storia in una fase di qualificazioni Mondiali della CONMEBOL (l'associazione che riunisce le federazioni di calcio del sudamerica). E che golazo il primo: sinistro imparabile da 25 metri sotto l'incrocio dopo appena tre minuti. Trentotto anni e 91 giorni, la sua età. E' così che ha battuto il record precedente che apparteneva a una vecchia conoscenza del calcio italiano come il colombiano Mario Yepes che a 37 anni e 275 giorni era lui il più anziano - fino a stanotte - ad aver segnato durante le qualificazioni al Mondiale del 2014. A
A La Paz però la partita tra la Bolivia di Escobar e l'Ecuador di Enner Valencia è finita 2-2 (con doppietta proprio del centravanti dell'Everton nel secondo tempo). E pensare che Pablo Escobar non è nemmeno nato in Bolivia. Paraguayano di Asuncion, naturalizzato boliviano dal 2008. La sua vita certo non diventerà una serie tv ma il nome che porta gli è valso l'appellativo di 'Patròn del Gol', mentre l'altro Escobar era, ed è tuttora, il 'Patron del Mal' per comprensibili motivi.
Idolo di casa e del The Strongest, club di La Paz per cui gioca dal 2011 e con cui ha vinto tre campionati, la Bolivia adesso si gode questo Pablo Escobar, un giocatore con un nome impegnativo ma che alla fine non pesa poi così tanto.