Compagni, amici e anche rivali in panchina. Roberto Donadoni e Carlo Ancelotti hanno condiviso un po' tutto nelle rispettive vite calcistiche: Campioni d'Italia 1988 grazie soprattutto al successo decisivo ottenuto al San Paolo contro, i due vivranno in maniera differente tra casa e bordocampo la sfida di sabato sera tra Napoli e Milan, in cui Re Carlo ritroverà il club che ne ha segnato (tra campo e panchina) grandissima parte dei successi in carriera. E proprio Donadoni, che del club azzurro fu anche per breve tempo allenatore, ha voluto raccontare ai microfoni de "La Gazzetta dello Sport" il contorno di una sfida che si preannuncia attesissima.
"Napoli è una città che mi è rimasta sulla pelle per il suo modo unico di vivere il calcio. Non mi è mai capitato in nessun altro posto di vivere questa intensità, questa passione. La pressione? Certo, ma quella c’è dappertutto. La maniera viscerale del napoletano di amare la propria squadra è unica. Consigli ad Ancelotti? Non ci siamo sentiti da quando ha iniziato l’avventura a Napoli. Ma uno che ha girato e vinto in tutte le più grandi piazze europee, di consigli non ha bisogno. Noi siamo cresciuti in campagna, abbiamo un’educazione simile: ci basta uno sguardo per capirci, senza troppe parole. Ah, un consiglio si: visto che con De Laurentiis condivide la passione per il tresette: faccia vincere a carte il presidente. Però credo che anche Carlo un po’ debba snaturarsi. A Napoli la gente ha bisogno del contatto fisico, di metterti in braccio un neonato per la foto. Perché tutti amano l’azzurro, anche chi non va allo stadio. Ecco, magari per carattere noi non siamo abituati a questo, ma capisci che per loro è importante e lo fai con piacere. Ma Carlo ha già capito tutto. Infatti ha fatto bene a prendere casa a Napoli, anche io nel 2009 la stavo cercando... ma De Laurentiis mi esonerò".
Su De Laurentiis e sul campionato, poi: "Sapere di calcio non è il suo forte. Ed è logico sia così per un presidente. La gestione e i risultati del club di questi anni sono stati eccellenti. Per esempio aver scelto Carlo dopo Sarri è stato un gran colpo. Ci siamo anche rivisti, parlando cordialmente. Non siamo gente che serba rancore. Questo campionato è molto interessante e mi piacerebbe esserne protagonista. Ho tanta voglia di ricominciare. La Juventus è oggettivamente un gradino più su. Poi Inter, Milan, Napoli e Roma li vedo sullo stesso piano, senza dimenticare la Lazio".
Dalla sfida di sabato a Verdi come grande ex, infine: "Gara già decisiva? No. Si capirà qualcosa sugli equilibri dopo 8-10 giornate. Piuttosto il Milan, che ha lo svantaggio di non aver giocato la prima, mi pare che si sia rinforzato parecchio con Higuain che è sempre affamato. Del resto Rino Gattuso gli equilibri li aveva trovati e gli mancava proprio il terminale offensivo. Hamsik regista? Marek è un grande professionista e farà bene anche lì. Certo, così si allontana dalla porta e lui i gol li ha sempre fatti. Per Verdi invece era il momento di spiccare il salto di qualità, mentale. Perché tecnicamente è già maturo. A Napoli, dove è stato giudicato tradimento la partenza di Higuain, hanno capito che a gennaio Simone doveva completare un percorso a Bologna".