Un’altra bandiera che lascia la propria squadra, la propria città: dopo undici anni passati a lottare e sudare per quella maglia viola, diventata ormai una vera e propria seconda pelle, anche per Manuel Pasqual domenica scorsa è giunto il momento dei tanto toccanti saluti. Ed ecco l’addio, tra lacrime e commozione: purtroppo, come ogni favola degna di essere considerata tale, anche sulla sua avventura con la maglia della Fiorentina è stata scritta la parola “fine”. E chissà che un domani possa tornare a Firenze nel ruolo di dirigente…
Sarebbe senza dubbio la giusta manifestazione di stima per chi difficilmente verrà dimenticato dalla Fiesole. Nel frattempo, a manifestare la propria ammirazione nei confronti dell’ex capitano viola è Manuele Domenicali, l’allenatore che nel lontano 1999 lanciò ‘tra i grandi’ quel Manuel Pasqual arrivato al Derthona nemmeno diciottenne. E che ricordi, quasi non fossero trascorsi più di 15 anni: “Manuel Pasqual arrivò al Derthona in D dalla Reggina insieme ad altri 5 ragazzi perché allora il Derthona collaborava con la società calabrese, che poteva vantare un ottimo settore giovanile – ha dichiarato l’allenatore in esclusiva per Gianlucadimarzio.com - Facemmo un grande campionato arrivando terzi e ricordo che allora c’era l’obbligo di schierare due under, uno dell’80 e l’altro dell’81, ma i giovani che avevo a disposizione erano talmente bravi che spesso ne schieravo anche 3 o 4. E pensate che Pasqual in quella squadra non era nemmeno uno dei titolari fissi! Riuscì comunque a ritagliarsi il suo spazio visto che giocava sotto età, essendo un ’82, ed aveva davanti un cosiddetto “vecchio”, ma si vedevano già le grandi qualità. Quell’anno giocò 13 partite, ma ebbe qualche difficoltà ad ambientarsi perché arrivò direttamente dopo aver disputato il campionato Allievi, senza passare per la Primavera, quindi risentì un minimo il salto ‘tra i grandi’”.
Così giovane, ma allo stesso tempo sempre sul pezzo Manuel Pasqual: un professionista esemplare. Ma chi avrebbe mai immaginato una carriera a questi livelli… “Già allora era un ragazzo pulito, con voglia e molto corretto, che si allenava sempre al massimo – continua Domenicali - Nello spogliatoio era molto silenzioso: preferiva che il campo parlasse per lui. Le sue caratteristiche migliori erano quelle che l’hanno poi reso celebre negli anni: la grande corsa sulla fascia e la facilità di calcio. Ovviamente non potevo immaginare che avrebbe avuto una carriera così rosea, ma le qualità già si intravedevano, eccome! Posso dire che quell’anno lo aiutai a migliorare la sua fase difensiva, visto soprattutto che giocavamo con la difesa a 3 e dovette assimilare meccanismi particolari, che sicuramente negli anni gli sono tornati utili”.
L’allenatore del Derthona aveva intravisto in quel giocatore qualità davvero importanti, cosa che invece non fece la Reggina, commettendo un errore clamoroso: “Voleva sempre giocare e gli rimasi vicino dicendogli che sicuramente sarebbe arrivato il suo momento, anzi… A fine anno feci una relazione su tutti quei ragazzi arrivati dalla Reggina ed una delle più positive fu proprio quella su Pasqual. Suggerii alla Reggina di puntare forte su di lui e di lasciarlo lavorare con me anche l’anno successivo, dove sarebbe diventato titolare inamovibile, ma non credettero in lui. Pensate che fecero un contratto quinquennale a tutti gli altri ragazzi, ma non a Pasqual! Se lo lasciarono scappare… Così lui andò al Pordenone, poi all’Arezzo e da lì alla Fiorentina. Capisco che non è facile valutare i giovani, ma con lui fecero un grosso errore”.
Beh, di certo non è da tutti poter affermare di essere stato determinante nella crescita e nell’esplosione di un giocatore arrivato a vestire addirittura la maglia della Nazionale: “Sicuramente poter dire di essere stato l’allenatore che l’ha lanciato in una prima squadra per me è un grande motivo d’orgoglio. L’ho rivisto l’ultima volta durante uno stage a Coverciano nel 2006, quando andammo ad assistere agli allenamenti della Fiorentina di Prandelli: dopochè ci salutammo e ricordammo l’anno passato insieme, ne approfittai per fargli i complimenti. Anche se non ci sentiamo più spesso, avrò sempre un ottimo ricordo di lui”. Infine, Manuele Domenicali parla del suo presente e di una sua particolare avventura su una panchina straniera, dopo tanta gavetta come allenatore nei Dilettanti ed in Serie C: “3 anni fai feci un’esperienza all’estero, nella Serie B belga al Visè. Fu una bella avventura che poterò sempre con me perché mi sono confrontato con una realtà diversa dalla nostra ma soprattutto con una mentalità diversa: là c’è più coraggio nel lanciare i giovani e se un giocatore è valido gioca senza che si pensi troppo all’età. Ci sono anche meno critiche riguardo l’impiego dei giovani in caso di sconfitta: la colpa è del collettivo, non del giovane di turno schierato. Se il Belgio è primo nel Ranking UEFA un motivo ci sarà… Per quanto riguarda il mio futuro da allenatore ora sono in attesa di una chiamata, ma non nego che mi piacerebbe tentare una nuova esperienza all’estero”.
Anche se la Serie A è costretta a dire addio ad un altro giocatore simbolo, difficilmente chi ha avuto a che fare con Manuel Pasqual potrà dimenticarsi di lui e, come Manuele Domenicali, porterà sempre con sé un ottimo ricordo dell’ex capitano viola sia come giocatore, ma soprattutto come persona da cui prendere esempio: ecco, la differenza tra uno dei tanti ed un grande campione.
Alberto Trovamala