Invincibles. Invincibili. Già, mai battuti, da nessuno. Quarantanove partite, 36 vittorie e 13 pareggi. L'Arsenal di Arsène Wenger tra il maggio 2003 e l'ottobre 2004 non perse mai, diventando, esattamente 12 anni fa, Campione d'Inghilterra con all'attivo solo vittorie e pareggi.
Impresa incredibile, da leggenda, che spedì direttamente nel mito, nell'Olimpo del calcio, i Gunners, autori di una cavalcata impressionante. Nonostante Sir Alex e il suo United, nonostante un campionato insidioso, lungo e logorante come la Premier League, nonostante il Chelsea di Ranieri, secondo a fine campionato con 79 punti. Tanti, ma niente rispetto ai 90 dell'Arsenal di Wenger.
E di Vieira, Campbell, Lehmann, Pires, Bergkamp. E soprattutto, Thierry Henry, autore di ben 30 gol, e capocannoniere a fine campionato. Incoronato anche lui in quel quindici maggio di dodici anni fa, in quel pomeriggio storico per tanti motivi. Fu l'ultimo titolo per l'Arsenal (il tredicesimo), l'ultimo campionato per Wenger, che ancora oggi siede sulla panchina dei Gunners, ma che di Premier non ne ha più conquistate. Migliore attacco, miglior difesa, insomma, una corazzata.
In quella stagione 2003/2004 (incredibile!) retrocesse una squadra blu, con il muso di una volpe sullo stemma. Già, proprio il Leicester, oggi campione con Ranieri in panchina. Da 'eterno secondo' a 'Champion', King Claudio dodici anni fa vedeva l'Arsenal di Wenger gioire, chiudendo la sua avventura in blue al Chelsea, ormai in mano a Josè Mourinho, e vedeva retrocedere quella "squadretta" operaia, mai vincitrice di una Premier e dalla storia poco conosciuta. Quel Leicester, oggi, è Campione d'Inghilterra, con Ranieri che gongola. Come gongolava Wenger, dodici anni fa, con i suoi Invincibles.