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Data: 07/10/2016 -

Che fine hanno fatto? La top 11 dei desaparecidos della Juventus, da Boumsong a Krasic

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Alcuni sono campioni d’Italia, altri vantano successi importanti in giro per l’Europa. In comune hanno un passato alla Juventus - non proprio indimenticabile - e un presente da desaparecidos. Che ne è stato di loro? In mezzo ai trofei e alle vittorie degli ultimi sedici anni si sono ritagliati uno spazio nella storia bianconera; dai successi di Lippi a quelli di Conte, passando per la faticosa ricostruzione post 2006, il mercato ha portato a Torino giocatori incapaci, con il tempo, di dimostrarsi all’altezza delle aspettative e che hanno finito per essere dimenticati dai più. E in una ipotetica formazione verrebbero schierati con un 4-3-3.
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In porta c’è Fabian Carini
, uruguaiano classe 1979 che arriva nel gennaio 2001 dal Danubio. Celebrato ed esaltato in patria, riesce a togliersi qualche soddisfazione nelle coppe parando anche un rigore a Titì Henry, ma con l’arrivo di Buffon finisce inevitabilmente per trovare poco spazio. Dopo il prestito allo Standard Liegi viene “scambiato” con Fabio Cannavaro e rimane all’Inter fino al 2007. Spagna, Brasile, Ecuador e di nuovo Uruguay: campione d’Italia nel 2002, oggi Carini - a 36 anni - gioca nella… Juventud (de las Piedras). La difesa vede al centro la coppia Jorge Andrade - Dario Knežević. Il primo arriva a Torino nel 2007, a pochi mesi dal ritorno in campo dopo un grave infortunio; la società decide comunque di puntare su di lui e paga al Depor 10 milioni di euro. Alla quarta partita in bianconero si procura una rottura totale delle rotula e chiude la sua storia alla Juventus. Prova a ripartire in Brasile, Inghilterra e Stati Uniti ma i problemi fisici lo tormentano e lo costringono al ritiro a 32 anni. Oggi vive a La Coruña, città in cui ha aperto una caffetteria. Tanta sfortuna anche per il suo compagno di reparto croato: al centro di un derby di mercato estivo con il Toro, finisce per firmare con la Juve; gioca quattro partite, non convince e nel novembre 2008 viene operato al ginocchio. A fine stagione torna a Livorno prima di lasciare l’Italia per la sua Rijeka, dove si ritira da capitano nel 2015.
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Sulla fascia destra viene adattato Jean-Alain Boumsong, il matematico francese che ha guidato la difesa bianconera nella stagione 2006/2007 insieme a Robert Kovac. Entra a modo suo nella storia della Juventus favorendo con un errore il gol di Ricchiuti a Rimini, il primo subito da Buffon in Serie B. Lascia Torino per Lione nel 2008, dopo aver segnato tre reti. Si ritira con la maglia del Panathinaikos nel 2013. Sulla sinistra un altro francese, Armand Traoré: vent’anni, il numero 17 di Trezeguet, un coro tutto per lui ideato dalla Curva Sud, poco più di 600 minuti giocati. E nulla più. “Quella stagione fu folle, mi facevo sempre male e avevo il dolore anche nel cuore”, ha poi raccontato dopo la cessione il difensore - che lo scorso luglio ha firmato con il Nottingham Forest.
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In mezzo al campo c’è Sergio Almiron: acquistato dopo un’ottima stagione all’Empoli, Ranieri gli consegna le chiavi del suo nuovo centrocampo. L’italo-argentino parte anche bene, ma con il tempo diventa la riserva di Nocerino e Cristiano Zanetti. “Limiti caratteriali, non è abbastanza maturo”, si dice. Lascia la Juve in prestito dopo sei mesi e ritrova buone prestazioni a Bari e poi a Catania, prima di terminare la carriera all’Akragas (dove oggi è assistente tecnico). Alla sua destra si rivede Marco Marchionni. Classe 1980, gioca con la Juventus in tutte le competizioni dal 2006 al 2009, tra un infortunio e l’altro. Passa alla Fiorentina nell’operazione che porta alla Juve Felipe Melo, oggi veste la maglia del Latina. Sulla sinistra completa il reparto l’ivoriano Olivier Kapo. Capello lo sceglie come alternativa a Nedved e vive la stagione 2004/05 tra alti e bassi. Quando la squadra viene ricostruita per la Serie B passa al Levante. Dopo aver cambiato un’infinità di società (pochi mesi fa ha sostenuto anche un provino con la Pro Patria) oggi è svincolato.
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Dall’alto della sua esperienza tocca a Nicolas Anelka guidare l’attacco. A 33 anni, dopo aver girato il mondo e vinto praticamente tutto, torna in Europa dalla Cina perché la Juve lo vuole come sostituto dell’infortunato Bendtner. A fine anno diventa campione d’Italia giocando appena 51’ in campionato. Chiusa questa esperienza ricomincia a girare e si ritira nel gennaio 2016 dopo qualche partita in India. Tra i desaparecidos bianconeri non possono mancare Milos Krasic e Jorge Martinez. La bionda freccia serba fa sognare nell’anno (da incubo) di Delneri ma sparisce dai radar con l’arrivo di Conte: il 4-2-4 non fa per lui e il giocatore non capisce il nuovo allenatore. Così finisce al Fenerbahçe, che a sua volta lo mette fuori rosa. Qualche volta torna in Italia per salutare gli amici e dal 2015 gioca con il Lechia Danzica. Sono invece serviti 12 milioni di euro per portare alla Juve El Malaka, nel 2010: una sola stagione a Torino, anche se il contratto con i bianconeri è scaduto solamente quattro mesi fa. 20 partite, zero gol: nel mezzo una retrocessione con il Cesena, un viaggio in Transilvania e la firma con la Juventud de las Piedras (sì, è compagno di Carini).

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E in panchina? Servono riserve all’altezza dei titolari. Così per la difesa si ricordano (mica tanto bene) l’erede di Roberto Carlos, Athirson Mazzoli de Oliveira – con cui la Juve risolse il rapporto nel 2003 pagando anche una penale milionaria – e Marco Motta, capitano dell’Under 21 nel 2007 oggi svincolato dopo l’esperienza inglese. A centrocampo ci sono Christian Poulsen, preferito a Xabi Alonso nel 2008, e Fabián O’Neill che dopo il ritiro a 29 anni, le risse, l’alcool e le scommesse, oggi allena la squadra della sua città e coltiva un piccolo terreno vicino a casa. Infine, chiude la “squadra nostalgia” bianconera Vincenzo Iaquinta, campione del mondo nel 2006 che ha terminato in anticipo la sua carriera nel silenzio più totale nel 2013.

Juventus 'desaparecidos' (4-3-3): Carini; Boumsong, Andrade, Knezevic, Traoré; Marchionni, Almiron, Kapo; Martinez, Anelka, Krasic. In panchina: Athirson, Motta, O’Neill, Poulsen, Iaquinta.


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