Gol, assist, giocate da campione. Ma anche tanti ritardi agli allenamenti, discontinuità di rendimento e un carattere tutt’altro che facile da gestire. Ormai ci siamo abituati a prendere Ousumane Dembélé come un calciatore con un potenziale incredibile e qualche vizio e noncuranza di troppo. Genio e sregolatezza da dieci gol stagionali, fin qui, con la maglia del Barcellona.
Cavallo quasi indomabile sia dentro che fuori dal campo, un tempo Dembelè era ben imbrigliato e tenuto sotto controllo a distanza. E i suoi piccoli difetti non emergevano mai…o quasi. Infatti il suo ex allenatore ai tempi del Borussia Dortmund Thomas Tuchel sapeva come prenderlo e come lasciare ben assopiti i lati del suo carattere che poco si addicono ad un giocatore professionista come lui.
E’ lo stesso allenatore del PSG a confermare le sue doti di “tranquillizzatore” e mediatore, ricordando anche il fascino che il francese esercitava su tutti i compagni e su di lui. Ma a volte persino Tuchel doveva cedere all’ira provocatagli da qualche atteggiamento sopra le righe di Dembélé: “Ousmane è un giocatore incredibile con un sacco di talento. È stato bello vederlo nelle sessioni di allenamento. È adorabile e affascinante, ma è un po’ pazzo. Ti fa ridere tantissimo ma allo stesso tempo con lui ho avuto grosse discussioni. Non ci si annoiava mai”. Non stentiamo a crederlo.
Tra le grandi qualità del talento del Barcellona ne spicca una che lo stesso Tuchel sottolinea e che ha portato il classe 1997 a raggiungere il suo sogno: “Quando abbiamo parlato per la prima volta mi ha detto ‘voglio giocare nel Barcellona’ ed eccolo lì, ora”. Determinazione feroce dunque. Dembélé ha centrato il suo obiettivo, anche se le sveglie ogni tanto continua a non sentirle e qualche bravata continua a farla. Chissà cosa ne penserebbe Tuchel, il suo vero padre calcistico.