Domani c’è Roma-Juventus, qualche anno fa grande sfida di numeri 10: Francesco Totti contro Alex Del Piero. Il primo sarà all’Olimpico ancora da calciatore, per la sua terzultima partita in carriera. Del Piero, invece, assisterà alla partita nelle vesti di commentatore. Insomma, con l’addio del capitano giallorosso finisce un’epoca per il calcio italiano.
“Le epoche nel calcio non finiscono mai: resta quanto fatto, sempre. Soprattutto se si sono scritte grandi storie. Siamo molto diversi, ma abbiamo fatto percorsi molto simili: ecco perché siamo così vicini e da sempre il nostro rapporto è stato speciale – ha raccontato Del Piero al Messaggero - Lo stimo tantissimo e so che lui prova lo stesso per me. Non so paragonare la mia conclusione con la sua, di sicuro il vivere concentrato su un obiettivo come per me era lo scudetto nel 2012 è diverso dalla situazione di Francesco oggi con la Roma. Ma una cosa è certa e gli auguro davvero che sia uguale a quanto ho vissuto io: il saluto dello stadio. Si merita il meglio e il pubblico giallorosso saprà trasmettere tutto l’amore per la bandiera della Roma. Di Francesco ricordo ogni attimo vissuto insieme, soprattutto quelli fuori dal campo, a cominciare da quelli prima che tutti ci credessero, al Mondiale in Germania. Si creò tra tutti noi qualcosa di unico. Poi le prime volte in Nazionale, con tante risate. Con Francesco è facile ridere. C’è un video che è ancora un cult su Youtube che lo dimostra, mentre cercavamo di raccontare una delle sue barzellette davanti a una telecamera. La rivalità è una cosa, la stima e l’amicizia vanno oltre. Poi il fatto di essere compagni in nazionale ci ha sempre unito molto. Il dualismo in Nazionale fuori da noi, nelle opinioni degli altri, c’è stato. Tra di noi no. Anzi, entrambi abbiamo sempre voluto giocare insieme e di più. Questo è un po’ un rammarico L’addio? Sono passati sei anni e ancora oggi non lo saprei raccontare. Prima mi sono concentrato solo sul traguardo, vivevo giorno per giorno pensando a quel momento, a tornare a vincere, al termine di un percorso che è ricominciato da Rimini, dalla serie B. Poi quel giorno allo Stadium, quel saluto, beh davvero ancora non trovo le parole”. Dopo l’addio alla Juve, per Del Piero ci sono state le esperienze all’estero: “Dipende da come si sente una persona. La mia fu un’esperienza di vita, scelsi di andare per conoscere e non solo per giocare. Un suggerimento: partirei proprio da questo. Ma Francesco farà il meglio per sé. Totti direttore tecnico della Roma? Gli dico di decidere con la sua testa. Ha tutte le qualità per fare bene in quel ruolo. O in altri. Ma solo lui sa che cosa sia meglio per il suo futuro”.
In questi ultimi mesi ha fatto discutere il rapporto tra Spalletti e Totti: “Sarebbe irrispettoso nei confronti di Francesco, e anche di Spalletti, dare un giudizio. La posizione più corretta è quella espressa proprio da Francesco in settimana, cioè mettere la Roma al centro in un momento cruciale dell’annata: c’è tantissimo in ballo, ed entrambi lo sanno bene. Se Totti avrebbe dovuto lasciare prima? Sono l’ultimo che può parlare di lasciare la propria squadra, direi”.
La Juventus proverà a chiudere già domani il discorso scudetto, per portare a casa il primo trofeo stagionale. Si punta al triplete, per una crescita che Del Piero si attendeva: “Forse non nella finale raggiunta nel 2015, ma quest’anno sì. La Juve ha tutte le caratteristiche per essere una big del calcio internazionale. Sono entrati giocatori forti e decisivi in un gruppo vincente e l’allenatore ha fatto il resto. Triplete? E’ difficile, molto. E non parlo solo della Champions, ma anche della Coppa Italia in un momento in cui ha ancora la finale di Cardiff da giocare. Ma le possibilità ci sono”. Dopo Conte, la Juventus ha continuato a crescere con Allegri: “Si tratta di squadre diverse e momenti diversi. Il gruppo storico è stato fondamentale per Antonio per vincere in Italia – il primo scudetto della serie è venuto dopo due settimi posti, e io lo so bene – e per Allegri, per arrivare fino in fondo in Europa. Max ha inciso tantissimo. Straordinario. Lo dicevo già l’anno scorso, figuriamoci ora. Ha cambiato per esaltare le qualità dei singoli, chiedendo qualcosa a tutti: il sacrificio, il pensiero rivolto al compagno, mettere la squadra davanti a tutto. È sempre stata la chiave dei successi della Juve e Allegri è il perfetto interprete del dna del club e della storia bianconera. E i giocatori hanno risposto”. A proposito di Champions, proprio all’Olimpico riuscì a vincerla Del Piero, in finale contro l’Ajax: “A tre città sono legati ricordi incancellabili, i più emozionanti: la Champions a Roma, l’Intercontinentale a Tokyo, il Mondiale a Berlino”.
Ma cosa manca alla Roma per raggiungere la Juve? “Non è quello che manca alla Roma, ma quello che ha in più la Juve. Il numero di punti fatto dai giallorossi è di tutto riguardo, in anni passati avrebbero vinto lo scudetto. Una differenza su tutte: la costruzione con continuità nel tempo. In questi sei anni la Juve si è rinnovata molto, mantenendo una linea. Le basi della Roma ci sono, servono un paio di colpi giusti per aggiungere qualcosa in più.Monchi farà un buon lavoro”.