Sufficienze, qualche gol e poche ammonizioni portate a casa: che sia al servizio di Spalletti o di qualche fantallenatore, Stefan De Vrij è sempre stato un ottimo difensore, affidabile in ogni occasione. Peccato però che ieri sera, dopo appena quindici secondi dal fischio d'inizio di Fiorentina-Inter, il difensore olandese abbia regalato il vantaggio ai viola, insaccando nella sua porta il pallone dell'1-0.
Eppure, a ben rivedere le immagini della partita, lo sviluppo dell'azione è ben chiaro: Chiesa scende sulla fascia, cross rasoterra e Simeone prova la deviazione verso la porta. Solo a quel punto, in un secondo momento e dopo che il pallone è stato "sporcato" dal Cholito, arriva il tocco di De Vrij, con il pallone che finisce in rete e porta i viola in vantaggio. Ma perché è stato assegnato autogol a De Vrij, se l'intenzione di trovare il gol era palese da parte di Simeone?
La spiegazione è da cercarsi nelle linee guida cui la Lega Serie A si affida per l'assegnazione dei gol dubbi: è autogol quando "un giocatore devia nella propria porta un tiro, un cross o un passaggio di un avversario non indirizzato nello specchio della porta".
"Specchio della porta", appunto. Il tiro di Simeone, a ben vedere, senza la complicità del difensore olandese sarebbe finito in fallo laterale; perciò, è da considerarsi autogol di De Vrij. La differenza con la gran parte dei casi precedenti è proprio questa: deviazioni apparentemente decisive non hanno portato in passato all'assegnazione di autogol dal momento che il pallone calciato dall'avversario risultava comunque indirizzato, seppur molto approssimativamente, verso la porta avversaria.
Nel caso di Simeone, invece, non si ha a che fare con un tiro destinato a finire alto o al lato della rete, bensì in rimessa laterale: da qui la decisione della Lega di attribuire la realizzazione del gol a De Vrij, condannato a un -2 al fantacalcio.
