“Un bambino in piedi non riesce a vedere fin dove riesce a vedere un vecchio seduto”. Un proverbio africano come approccio alla vita. Alla nuova vita da allenatore. Perchè Daniele De Rossi, per sua stessa ammissione, in questo mondo è ancora un bambino “che deve imparare da tutti. Che vuole carpire i segreti da chi ne sa più”.
L’avventura in panchina di Daniele De Rossi ancora deve iniziare, e chissà se sara su quella della Fiorentina la prossima stagione. C’è un progetto viola da abbracciare ma anche un patentino da conseguire. Primi passi per quel bambino che vuole diventare grande, anche da allenatore.
È stato un attimo “passare da vecchio calciatore a giovane allenatore”. Perchè il futuro è quello, De Rossi non ha dubbi: “Inizierò questo percorso non solo perché mi piacerebbe, ma perchè penso proprio di saperlo fare". Senza nascondersi, ambizione e convinzione. Con tutte le difficoltà del caso, partendo dall’inizio. Studiare ed imparare “partendo da Pep Guardiola, il migliore di tutti”. Mister De Rossi (second) ha le idee chiare su cosa vuole essere da grande, da chi rubare i segreti del mestiere. “E se non parti dal migliore di tutti, sbagli”.
Una stima per l’attuale allenatore del Manchester City che parte da lontano, da quella stagione 2002-2003 vissuta a braccetto con la maglia della Roma. L’ancora giovane Daniele che imparava il mestiere - di centrocampista - dal “vecchio” Pep. “Quando anni dopo ammirai, come tutti, lo splendido tiki taka del Barcellona, riandai con la memoria agli allenamenti a Trigoria, quando Pep si fermava a spiegarmi come avrei dovuto mettere il corpo per ricevere il pallone e come giocarlo e a quale compagno. Aveva già in testa il gioco del Barça e provava a spiegarmelo”.
E chissà che 18 anni dopo la scena non si possa ripetere sui campi di allenamento del Manchester City. Pep ad insegnare, Daniele ad ascoltare ed imparare. Ma l’approccio del De Rossi allenatore sarà interdisciplinare, per sua stessa ammissione. Imparare da tutti, da quel De Zerbi “che mi fa impazzire”, a Rino Gattuso “che stimo e penso sia bravissimo” fino a Luciano Spalletti “che mi ha segnato la carriera da calciatore”.
Allenatori, di calcio ovviamente, ma anche basket, sua grandissima passione. Con Pozzecco capofila della lunga lista di menti alle quali attingere per creare una conoscenza a tutto tondo della materia. Pochi mesi fa è bastato un “mi piace il suo modo di approcciarsi con i giocatori” per ricevere dopo poche ore un invito ufficiale dal Poz ad assistere ai suoi allenamenti.
Gli inviti non mancheranno, probabilmente già nelle prossime settimane se il futuro Viola dovesse diventare realtà, per saggiare con mano come si fa questo mestiere. E per un presente fatto di osservazione, studio e insegnamenti, nel De Rossi allenatore ci sarà anche un pizzico di quel passato da calciatore, “perchè l’atteggiamento con i giovani che aveva Fabio Capello non guasta mai”.
Che allenatore sarà Daniele De Rossi ce lo dirà il campo. Leadership e carisma sono innate e saranno la cifra caratteriale anche in panchina. Per tutto il resto i maestri ci sono, la convinzione nel metterlo in pratica, anche. E “se non impareró niente vorrà dire che saró un asino, ma almeno mi saró divertito”.