Gianni De Biasi con la sua Albania fu protagonista di una vera e propria impresa regalando agli albanesi la prima storica partecipazione ad un campionato Europeo. Ma come ci riuscii? “Sapendo quali erano i nostri mezzi. Sul piano della qualità non potevamo competere con la Serbia e nemmeno con la Danimarca. Allora abbiamo usato altre armi: la grinta, la rabbia, l’organizzazione difensiva e il contropiede”, ha dichiarato l’allenatore ai microfoni de Il Corriere dello Sport.
Ora De Biasi è senza panchina. Nel frattempo, si gode la Serie A: “Le piccole non giocano più da provinciali e sta prevalendo, anche fra le squadre di livello inferiore, il desiderio di giocare aperte, per cercare il gol col fraseggio, puntando al possesso palla. Non sono d’accordo su questa scelta. Il primo obiettivo di un allenatore, soprattutto di quelli che lottano per la salvezza, deve essere la conquista del punto. Bisogna portare a casa la pagnotta. Ad esempio, ho visto Benevento-Bologna. Il Benevento ha fatto una bella partita, però l’ha persa nel finale. Se negli ultimi 10 minuti ti chiudi un po’ e prendi il punto, ti fai solo del bene”. È aumentato anche il dislivello tecnico: “È così. Se le grandi squadre italiane non riescono più ad acquistare i giocatori del livello più alto perché scelgono altri campionati, figuriamoci le piccole. La Juve, se ha occhio, prende Dybala, il Napoli vede lungo con Mertens, l’Inter ha già Icardi, ma dietro le squadre di provincia possono partecipare solo a un mercato di secondo o terzo piano. Però il calcio è sempre un’emozione e ha sempre una risorsa che nessuno si aspetta. Basta vedere cosa è successo l’anno scorso col Crotone”.