Destro di controbalzo, all’incrocio, prima gioia in Serie A. “E pensare che una volta non era un grande tiratore”, sorridono dalla Danimarca. Times goes by. Mikkel Damsgaard è il nuovo jolly della sorprendente Sampdoria di Ranieri: doppio tris a Lazio e Atalanta, un gol e un assist per il classe 2000. “Con un futuro da top player”, garantisce Flemming Pedersen in esclusiva per GianlucaDiMarzio.com.
Il più grande di tutti
È stato l’allenatore del Nordsjaelland, dove Damsgaard giocava fino a luglio, a prepararlo al salto di qualità: “Ho sempre grandi aspettative per i miei giocatori. Per Mikkel ancora di più: arrivò nel nostro club a 11 anni, l’ho conosciuto nell’U14 e da lì in poi ha spiccato il volo”. Centrocampista creativo, senza paura. Lo stanno imparando a notare anche in blucerchiato: “Molto tecnico, gran dribblatore, bravo nei primi tocchi. Ha i movimenti e la rapidità di gioco di un campione. Un’intelligenza naturale. Entro il 2021 entrerà nel giro della nazionale maggiore”.
Pedersen ha 57 anni, allena da una vita ma non ha dubbi: “Mi ricordo bene di Michael Laudrup”, il fuoriclasse principe del calcio danese. “Nei primi anni '80 era in Superligaen, appena prima di passare alla Lazio e alla Juve: non ho più visto un giocatore come lui. Fino a Damsgaard”. Giusto per mettere un po’ di pressione al ragazzo. “Ah, ma lui non la sente. In campo non si spaventa davanti a nulla. E anche in allenamento sa il fatto suo: è una persona tranquilla, ma con delle idee di calcio che gli piace esternare. Se non è d’accordo con una scelta tecnica, non si fa problemi a dirlo. Qui al Nordsjaelland il confronto è normale. Chissà alla Samp”.
“E tirava, tirava, tirava...”
Ma Mikkel ha trovato subito il feeling con Ranieri. L’intesa con l’inglese ha accelerato le tappe, quella con il pallone ha fatto il resto. Maglia numero 38 (la 27 che aveva in Danimarca è dell’intoccabile Quagliarella) e pedalare. “Dopo il gol contro la Lazio ha fatto una chiamata su FaceTime con i suoi vecchi compagni”, racconta Pedersen. “Hanno scherzato, lui ha parlato un po’ del calcio italiano, poi sono intervenuto io per fargli i complimenti. L’ho visto bene, maturo”.
La vera svolta era arrivata un anno fa. “È sempre stato un giocatore completo, le sue qualità si vedono appena tocca palla”. Ma… “Fino al 2019/20 non aveva mai segnato tantissimi gol: su quel fondamentale era indietro. Così dopo ogni allenamento ha iniziato a fermarsi al campo da solo. E tirava in porta, fino a quando si spegnevano le luci”. Mentalità vincente. “Lo scorso novembre in campionato, Damsgaard si è sbloccato con una gran conclusione dai 25 metri: lì ha realizzato davvero qual è il suo potenziale”. 2 reti nelle sue prime due stagioni da professionista, 11 in quella appena conclusa. Crack servito.
“Ora sa anche finalizzare, ma i suoi punti di riferimento rimangono i grandi artisti del pallone. Come Iniesta. Perché Mikkel si diverte giocando a calcio: pochi grilli per la testa, finito di allenarsi è un po’ più estroverso ma fa una vita semplice e orientata allo sport”. Netflix, playstation, partite in tv. “Come i ragazzi della sua età”.
Nordsjaelland: palestra più film
L’affare con la Samp – che in Danimarca aveva già pescato bene – era scattato lo scorso gennaio: “Damsgaard andò a visitare le strutture in Ligura, parlando con allenatore e dirigenti ha avuto ottime sensazioni e così si è avviato tutto”. Ma il Nordsjaelland non ha cercato di trattenere il suo fiore all’occhiello? “Anzi, eravamo contenti che partisse!”, rivela l’allenatore. “Siamo un club veramente speciale: vogliamo che i nostri migliori giocatori lascino la Danimarca. Appena è stato chiaro a tutti che Mikkel era troppo forte per la Superligaen, in questi casi noi spingiamo per sistemarli nei grandi campionati. Kudus all’Ajax, Skov Olsen al Bologna”.
Ma solo per Damsgaard il Nordsjaelland ha realizzato addirittura un docufilm: Il Ragazzino. “È stato venduto con sei mesi di anticipo”, spiega Pedersen. “Quindi il nostro media department ha potuto preparare il terreno, intervistando gli addetti ai lavori e la famiglia”. Che l’ha sempre sostenuto anche calcisticamente. “Mikkel è cresciuto a Jyllinge, una piccola cittadina della campagna danese: in quell’ambiente calmo e senza pressioni il papà è stato il suo primo allenatore”.
I consigli dell’ultimo? “Cercare di affermarsi come titolare nella Sampdoria. Può diventare un giocatore chiave per i blucerchiati e per la Serie A: ora tutto quello che gli serve è adattarsi ai tempi del calcio italiano. E lavorare sul proprio fisico, che è ancora da costruire”.
Intanto il Nordsjaelland non si ferma. “Siamo l’unica squadra al mondo di proprietà di un’Academy di calcio africano”, l’orgoglio di Pedersen. “L’1% dei nostri introiti è destinato a Common Goal per combattere la fame nel mondo. E la nostra rosa è una cantera cosmopolita”, tra cui cinque ghanesi, due nigeriani e due ivoriani. Età media: 20,9 anni. “Il prossimo Damsgaard? Abbiamo due 18enni molto promettenti: Mohammed Diomande e Kamaldeen Sulemana. Hanno già iniziato benissimo la stagione, andranno lontano e il bello del mio lavoro è aiutarli a emergere. Ma come Mikkel ne nascono pochi”.
Uno ogni trent’anni, almeno. Laudrup docet.