Chissà se anche negli spogliatoi cantava. Era un difensore dai piedi buoni, non abbastanza però per fare strada come i suoi compagni (anche per colpa di un crociato anteriore che lo ha lasciato nel momento del decollo). Un passato nelle giovanili della Juventus ed uno scudetto primavera vinto insieme a Giovinco a Lanzafame nel 2005, poi una Coppa Italia ed una Supercoppa (sempre tra i baby bianconeri) nel 2006. Il curriculum (calcistico) di Matteo Ghione è questo. Ma la vita prosegue, e l’ha portato altrove. Soprattutto gli ha fatto ascoltare quel ritmo, brasiliano, che aveva dentro dalla nascita. In campo difensore sì, poco estro. Ma fuori ecco che emerge tutto lo spirito di uno che è nato a Rio de Janeiro e che ha deciso di provare a fare della musica la sua vita. Anche per questo si è presentato alle audizioni di X Factor: 4 sì ai casting e via verso i Boot Camp, il penultimo step prima dei live, del “primo” vero traguardo. Matteo, che fin dalle prime note dà l'impressione di passare il turno, rende giustizia a "The Dock of the Bay" di Otis Redding.
Il pubblico applaude, ma non basta: la musicalità c’è, l’originalità (secondo Arisa) non abbastanza. Si alza dalla sedia, saluta il pubblico e se ne va, comunque tra gli applausi convinti di chi, forse, lo avrebbe voluto rivedere anche più avanti. Ma la musica non è tutta la sua vita: ha pure un sito, matteo-ghione.it, dove si batteva contro il razzismo nel calcio e fuori ai tempi della Juve. Non lo aggiorna più da quando il pallone è uscito dalla sua vita, ma il gesto resta nobile, come la sua voce. La storia insegna che di grandi cantanti ex calciatori ce ne sono stati, basti pensare a quell’Iglesias che, prima di esibirsi, faceva il portiere nel Real Madrid riserve. Aspettando il prossimo, godiamoci Matteo. Per lui X Factor è finito ai Boot Camp, ma il futuro è ancora tutto da scrivere.
Filippo Ciapini