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Data: 23/04/2016 -

Dalle sigarette con Scopingo, alle lenti a contatto fastidiose: Poli e Piras raccontano il Cagliari degli anni '70

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C’è uno spicchio della tribuna centrale dello Stadio Sant’Elia di Cagliari che ha qualcosa di magico. Si chiama “tribunetta rossoblu” e ogni volta che il Cagliari scende in campo ospita le vecchie glorie che hanno fatto la storia del club. In prima fila Cesare Poli che con questa maglia ha vinto lo storico scudetto della stagione 69-70. “Vincere a Cagliari lascia un sapore diverso da qualunque altra pazza d’Italia. In quella stagione ceravamo 15 giocatori, ma soprattutto 15 fratelli. Eravamo legatissimi, al di là di chi andasse in campo”. 14 più uno, sarebbe il caso di dire, perché in quel Cagliari, con la maglia numero 11 dietro le spalle, giocava Gigi Riva. “Era un giocatore meraviglioso, ma sopratutto un grande amico”. Ed è proprio con Riva che è legato uno dei momenti indimenticabili di quella stagione. “Come sempre accadeva in ritiro eravamo in camera con Gori e Albertosi a giocare a poker. Non lo facevamo per soldi, ma solo semplicemente per alleggerire la tensione il giorno prima della partita. E la caratteristica delle nostre partite era che fumavamo tanto, e tutti. Ad un tratto dalla porta della stanza sbuca Scopigno, il nostro allenatore. Noi temevamo una sua reazione polemica, e invece ci guarda, ci pensa un momento e ci dice: “Da fastidio se fumo?”, finimmo piegati in due dalle risate”.

Tra Cagliari e Poli si è creato un rapporto speciale che lo ha portato a scegliere di rimare a vivere proprio in questa città. “Una volta che ci vieni, poi fai fatica ad andare via. Poi a me piace andare a funghi, a pesca e a caccia, e qui non mi manca nessuna delle tre cose”.

Poco distante da Cesare Poli c’è Luigi Piras, che lo scudetto con quel Cagliari non l’ha vinto perché ha iniziato a giocare dopo, ma è diventato l’attaccante che ha segnato di più nella storia del club dopo Gigi Riva. “Certo, lui ne ha fatti di più di me in Serie A, ma io sono riuscito ad arrivare a 104”. Ma il ricordo che più di tutti lo riporta indietro a quegli anni è legato ai suoi occhi. “E’ vero che ho segnato tanto, ma non dimentico che per me era tutto più difficile perché portavo le lenti a contatto e con il vento era tutto più faticoso, anche perché qui a Cagliari di vento ce ne è sempre tanto”.  Lui, sardo e cagliaritano di origini, è legato a doppio filo a questa squadra. “Ho segnato il mio gol all’esordio qui contro la Fiorentina e per me che avevo sempre fatto il tifo per il Cagliari, giocare con mostri sacri come Riva era qualcosa di indescrivibile”.

Adesso sono qui, sempre qui, con il Cagliari nel cuore e quei ricordi unici che li accompagneranno per tutta la vita.

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