E’ una tipica fredda domenica di febbraio a Torino. E’ da poco passato il quarto d’ora della ripresa, con Belotti e compagni che viaggiano spediti verso la vittoria. Già, la squadra di Mihajlovic, infatti, sta facendo letteralmente a pezzi il povero Pescara di Oddo, sotto di cinque gol e ad un passo dalla sconfitta numero diciassette in ventiquattro gare. Gli abruzzesi non hanno mai vinto sul campo, perché l’unico successo risale al 28 agosto, a quel 3 a 0 concesso a tavolino nella trasferta del Mapei contro il Sassuolo “per colpa” di Ragusa. Numeri impietosi, troppo umilianti per un allenatore che, nella sua carriera da calciatore, è sempre stato abituato a vincere, salendo perfino sul tetto del mondo con la maglia azzurra. Troppo per chi, solo qualche mese prima, aveva condotto la squadra della sua città verso la promozione, consolando con grande signorilità un Serse Cosmi disperato per il suo Trapani. Con il Torino, alla fine, finisce 5 a 3, con la doppietta di Benali e il gol di Ajeti che rendono la sconfitta meno umiliante. Ma poco conta: la telecamera, infatti, lo inquadra e Oddo è lì, rintanato in panchina, inerme, senza parole e con gli occhi lucidi ad assistere all’ennesima umiliazione inflitta ai suoi ragazzi. Quella è l’ultima immagine che lo vede protagonista su un campo di Serie A, prima di lasciare il posto al buon Zeman.
Oltre nove mesi dopo, però, questo triste ricordo potrebbe rappresentare definitivamente il passato. E’ tempo di ritirare fuori dal cassetto fischietto e lavagnetta. E’ arrivato il momento di tornare in quei campi che, per tanto tempo, sono stati casa sua. Il riscatto si chiama Udinese, un’avventura lontana più di 600 chilometri dalla precedente, quel tanto che serve per dimenticare e riprovarci. Primo allenamento previsto alle 14.30, poi squadra in ritiro in vista della prossima. Il calcio sa essere tanto perfido quanto piacevolmente sorprendente. Ma anche incredibilmente capace di regalare incroci che vanno a braccetto con il destino. Oddo, infatti, farà il suo esordio sulla panchina dei friulani contro il Napoli, squadra in cui arriva a soli 23 anni nell’estate del 1999 per poi ottenere, da assoluto protagonista, la promozione in Serie A sotto gli ordini di Novellino. 36 presenze e un gol in quella stagione, che sarà l’ultima grande gioia dei tifosi azzurri prima del fallimento del 2004. E proprio contro gli azzurri Oddo ha esordito da allenatore in Serie A, il 21 agosto del 2016. Davanti ai quasi 20 000 dell’Adriatico, il suo Pescara domina la squadra di Sarri per un’ora grazie alle reti di Benali e Caprari, poi raggiunti nel giro di tre minuti da un Mertens che, da lì a poco, sarebbe diventato una delle prime punte più forti del nostro campionato. 60 minuti di grande calcio, vero e proprio preludio di una stagione che si prospettava diversa. Poi le sconfitte, la crisi e le lacrime di Torino. Ora Udine per ripartire e tornare a sognare. Di nuovo un rettangolo verde in cui poter esultare, proprio come ad Atene con la maglia del Milan o a Berlino, dopo il rigore decisivo segnato dal suo amico Grosso. Ai piedi non avrà più le scarpe con i tacchetti, la maglietta e i pantaloncini verranno sostituiti da una giacca, una camicia e una bella cravatta. Ma la musica non cambia: Oddo vuole tornare a sorridere.