Calzettoni giu' e maglietta fuori dai pantaloncini. Capelli da rock star e scarpini sempre spaiati, mai due uguali ai piedi in novanta minuti: tredici tacchetti (gommati) a sinistra, sei (di ferro) a destra per rimanere ben piantato sulla gamba d'appoggio, pronto a fare impazzire i tifosi. Genio (tanto) e sregolatezza (un pizzico di più), sapientemente miscelati (quanto, beh dipende dai punti di vista), in una storia tutta da leggere, chissà quanto bella da scrivere.
La prima pagina a Roma, dove Alviero Chiorri nasce (è il 2 marzo del 1959) e dà i primi calci (nella Pro Roma) ad un pallone, ad accorgersi (presto) di lui la Sampdoria del presidente Lolli Ghetti: biglietto Roma-Genova sola andata, dove Bersellini ad appena 17 anni gli regala l'esordio in Serie A. Il tempo di qualche giocata e la "Sud" impazzisce letteralmente per quel ragazzino che "no l'è ûn zûgôu de ballon, u l'è ûn marzian". "Da li quel soprannome 'Il Marziano' col quale viene ricordato ancora oggi - racconta il presidente del 'Museo Samp Doria' Maurizio Medulla a GianlucaDiMarzio.com" - a darglielo se non ricordo male fu 'Birillo', uno storico tifoso legato ai Fedelissimi".
"E Alviero per noi un marziano lo era veramente: eravamo ragazzini e si festeggiava sempre all'ultima giornata la salvezza a De Ferrari, lui però per novanta minuti ci permetteva di sognare". Come quella volta "a San Siro contro il Milan: marzo dell'81, tocco sotto a scavalcare Piotti e tabellone che a fine partita segna Milan - Sampdoria 0-1 (Chiorri). E quello non era il Doria dello scudetto, ma Paolo (Mantovani) con Alviero aveva messo il primo mattone di quella che sarebbe diventata la Samp d'Oro, lui era il nostro Pelé, il nostro Cruijff, il nostro Maradona".
E come Maradona alle magie in campo Alviero miscelava (sapientemente) sregolatezza fuori dal rettangolo da gioco. "Era un calciatore incredibile, giocava solo per la folla, amava farla impazzire con giocate impossibili, poi c'erano quell giornate in cui non gli riusciva nulla: magari perché aveva fatto le tre o le quattro di notte al 'Vagon Blue' in via Maccaggi, un locale storico di Genova dove non era difficile trovarlo alla fine di un derby col 'nemico' rossoblù Fabrizio Gorin. Lui era così, da occhi lucidi in campo e così timido ed estroverso fuori, ha sempre avuto un atteggiamento sopra le righe e se non fosse stato così non sarebbe stato così speciale".
Sempre sopra le righe 'Il Marziano' blucerchiato, ma allo stesso tempo "un ragazzo dal carattere speciale - è il ricordo del suo ex allenatore ai tempi della Cremonese Emiliano Mondonico - averlo con noi fu un grandissimo privilegio". L'arrivo di Alviero a Cremona, dopo un'esperienza a Bologna e una seconda durata due anni alla Sampdoria, è datato 1984. "Arrivò nell'anno in cui Vialli andò a Genova, ricordo che la dirigenza blucerchiata fu così contenta dell'arrivo di Gianluca che Mantovani disse al presidente Luzzara che poteva scegliere uno tra i tre giocatori che erano sul mercato: la scelta non poteva che ricadere su Chiorri".
Sinistro incredibile "e un altruismo che lo rendevano unico in campo: ai tempi quelli che giocavano di sinistro avevano qualità superiori a tutti e già allora lui veniva schierato sulla destra da dove rientrava in mezzo al campo per concludere, ma quello che lo rendeva più felice era mandare in gol Nicoletti con cui faceva coppia". A partita finita negli spogliatoi "era spesso silenzioso, ma ugualmente un leader. Allenarlo è stato davvero un piacere, anche se ogni tanto aveva questo presunto disinteresse che poteva farti un po' arrabbiare, ma era un ragazzo da un'educazione incredibile che si faceva perdonare qualche atteggiamento sopra le righe".
Campione straordinario a tratti ingestibile Alviero, ma i fuoriclasse si sa sono così: lo era (si dice) anche un certo Roberto Mancini, uno che maglia blucerchiata sulle spalle ha scritto le pagine più belle della storia della Sampdoria, dove arrivò proprio assieme al 'Marziano' dopo l'anno passato insieme a Bologna. Un (attesissimo) ritorno per Alviero, l'inizio di una grandissima carriera per Roberto: le strade poi si divisero.
La maglia della Cremonese per il mancino timido fu l'ultima ad essere indossata. La gara d'addio? Neanche a dirlo, al "Ferraris" contro la sua Sampdoria. La 'Sud' che lo applaude, il nastro che si riavvolge: 'Bersellini' che lo chiama per il (primo) raduno con la prima squadra, roba ufficiale da giacca e cravatta, e lui che fa? Si presenta in sandali e bermuda, orecchini e catena d'oro al collo, direttamente dalla spiaggia, e poi il tocco sotto a scavalcare Piotti a San Siro, le (dure) parole di Mantovani il giorno dell'addio alla Samp, l'avversario (in campo) di una vita Gorin e le nottate passate al 'Vagon Blue' e nei vicoli a respirare l'aria di Genova. Storia incredibile quella del "Marziano", tutta da leggere e chissà quanto bella da scrivere. Io qui emozionato, lo confesso, a raccontarvela. Quasi dimenticavo... Tanti auguri 'Marziano'!
Foto del 'Museo Samp Doria' (museosampdoria.com)