Il calcio è strano. A volte basta un tocco, una deviazione, un momento per cambiare volte a una partita informe, a una prova incolore e forse alla propria stagione. Prendete George Puscas, giovane centravanti del Bari: rilanciato nella mischia a 45 giorni dall’ultima volta da titolare, complice una serie di guai muscolari, protagonista oggi pomeriggio per un’ora di una prova ampiamente insufficiente al cospetto di un non irresistibile Como, ben orchestrato in difesa dal veterano Cassetti. All’ennesima palla persa dal 20enne romeno, mister Andrea Camplone richiama dal riscaldamento Riccardo Maniero, solitamente titolare della maglia, e gli fa togliere la pettorina: è tutto pronto per la sostituzione, il quarto uomo sta predisponendo la lavagnetta elettronica, quando su un mancino dalla distanza di Sansone respinto da Scuffet chi si avventa? E chi, se non Puscas. Controllo con il destro, tiro mancino che lemme lemme muore nell’angolo opposto per l’1-0.
Sostituzione annullata, gioia infinita e terza rete stagionale. Puscas è rimasto in campo 90 minuti e ha assistito da vicino al raddoppio di Jacopo Dezi e alla gemma del tris, firmata Alessandro Rosina. E in zona mista ha scambiato sorrisi con Camplone, che simpaticamente lo chiamava “cabron”. Sei mesi di apprendistato, prima della doppietta contro la Ternana a marzo e la zampata dell’1-0 odierno: "Il passato è alle spalle-ha raccontato il prodotto delle giovanili dell’Inter-ora punto a far bene in queste sei partite. Questa è un'esperienza importante. Chi entra dalla panchina è fondamentale, dà freschezza al gruppo e deve dare sempre di più: il nostro segreto è che non sentiamo differenze tra titolari e riserve. Siamo un gruppo unico". L’età è dalla sua parte, e i teneri 20 anni fanno capolino in “Puski”, come lo chiamano i compagni, al momento della dedica: “La rete è per mia madre, che mi sostiene sempre”.
Luca Guerra