I Di Marzio di casa Sky ormai sono due. Il primo, Gianluca, è sempre di fretta, preso com’è da un calciomercato che non si ferma mai. Il secondo è lucido, senza cuore, spietato, immortale. Ma soltanto nella finzione, perché in realtà Marco D’Amore, l’attore che interpreta il boss Ciro Di Marzio nella serie Gomorra, è ben consapevole del messaggio di cui è portatore. “Sono il Di Marzio cattivo”, dice sorridendo in esclusiva a gianlucadimarzio.com. E quando non è impegnato sul set, è un tifoso come tutti: scaramantico, appassionato, nostalgico.
“Tifo Napoli da sempre, ne sono malato. Fin da piccolo andavo allo stadio. All’inizio, da bambino, ero nei distinti, ma quando ho cominciato ad andarci autonomamente, avevo il mio posto in curva. Il San Paolo ha un’atmosfera magica, mi manca molto non poterci più andare tutte le domeniche” racconta l’attore, sottolineando come il lavoro abbia cambiato il suo modo di vivere il calcio. E non solo come sostenitore.
“Nel periodo delle riprese, ci impediscono di fare sport, per prevenire il rischio di un qualsiasi infortunio. Quindi niente partite di calcetto” spiega D’Amore. Ma guai a toccargli il Napoli. L’appuntamento per vedere gli azzurri è sacro e, chiaramente, caratterizzato da qualche rito scaramantico. “Siamo un gruppetto e ci raduniamo sempre per vedere le partite. A casa della stessa persona e ogni volta agli stessi posti sul divano”. Ma funziona? “Assolutamente, il Napoli non ha mai perso quando ci vediamo così. Se sono fuori per lavoro, ho un altro portafortuna: chiamo mio fratello Giuliano che abita a Firenze un minuto prima dell’inizio e ci scambiamo un in bocca al lupo per la partita!”.
E’ un’estate ricchissima, quella che si profila. In prossimità della fine della seconda stagione di Gomorra, sta per cominciare la Copa America Centenario e a seguire ci saranno gli Europei: “Spero che l’Italia possa regalarci grandi emozioni, anche se non trovo quell’amalgama di gruppo che c’era nel 2006. Mi piace molto il Belgio e spero che l’Inghilterra finalmente possa raggiungere obiettivi importanti, visto che quest’anno hanno una rosa davvero interessante”. Per la Copa, la fede napoletana prevarica inevitabilmente anche quando si tratta di nazionali. “Terrò per l’Argentina e sarebbe perfetto se Higuain li guidasse al successo” ammette.
E se Ciro Di Marzio fosse un calciatore, quale sarebbe? Le parole di chi lo interpreta lasciano immaginare che siamo soltanto all’inizio di tanti colpi di scena. “Sarebbe un fantasista, un numero dieci. Un personaggio che sonnecchia, ma che è pronto a cacciare il coniglio dal cilindro in qualsiasi momento. Per me esiste un solo dieci ed è… lui” dice, fermandosi senza nominare Maradona, molto più di un calciatore, a Napoli e dintorni.
Su questa falsariga, prosegue: “Non me la sento, però, di accostarli, per cui dico Messi. Genny invece è un ariete da combattimento, specialmente in questa sua seconda versione, di ritorno dall’Honduras; anche in virtù di questi rapporti con le Americhe, lo associo a Suarez. Per quanto riguarda Conte, Marco Palvetti che lo interpreta è un ottimo portiere nella realtà, quindi dico Schmeichel, protagonista con il Leicester”.
Il gioco è divertente e prosegue. “Pietro Savastano è pal ‘e fierr’, Peppe Bruscolotti, lo storico capitano del Napoli (ride, ndr)! Malammore è un metodista, uno di quelli che lascia tutto sul campo per fare grande la squadra; rifacendomi anche alla canzone di Ligabue, lo paragono ad Oriali, mediano per eccellenza. O’ Track è il simbolo del nuovo che avanza, è una giovane leva e ora penso che Bernardeschi incarni questa progressione della novità” riflette D’Amore, spiegando le sue associazioni per niente scontate. Pronto ad abbandonarsi anche lui, come tutti, in un’estate all’insegna delle nazionali. E di Gomorra.
Salvatore Malfitano