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Data: 12/10/2016 -

Da re a pollo, da pollo a principe. E ora direttore generale della Dinamo Bucarest: la nuova vita di Adrian Mutu

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Gli sono bastati meno di cinque mesi per decidere il suo futuro. C’è chi preferisce vivere ancora il campo, seduto in panchina a pensare a schemi e contromosse. Ma non Adrian Mutu, che ha scelto un’altra strada. Niente scarpini, solo camicia. Tra una scrivania (dietro, per la precisione) e tribuna, come direttore generale della Dinamo Bucarest, la squadra che lo ha fatto conoscere all'Italia.

Fu l’Inter ad accorgersi di lui, per prima; a portarlo in Serie A quando era giovanissimo. Ma senza credere troppo nelle sue qualità. Tra Verona e Parma, invece, ecco l’esplosione da top, che non sfugge al Chelsea. Londra era pronta a mettersi ai suoi piedi, come confessò lui stesso: “Andavo dappertutto e mi trattavano da re”. Poi, quasi l'inferno: il divorzio dalla moglie Alexandra, la situazione complicata da gestire con suo figlio Mario, la depressione. Un problema che Mutu provò a risolvere nel modo sbagliato. Anche se non ha mai cercato giustificazioni: “Sono stato comunque ingenuo, un pollo”. Una scelta che ne ha messo in discussione l’intera carriera. Prima che la Juventus decidesse di dargli quella seconda possibilità che in pubblico non gli aveva ancora proposto nessuno.

A Torino arrivò subito in forma, pur avendo la squalifica da scontare. Perché dopo aver lasciato Londra, proprio la Dinamo Bucarest gli aprì le porte del proprio centro sportivo, per permettergli di allenarsi, senza lasciarsi andare ancora di più. Ad Adrian piace pensare che sia proprio grazie alla Dinamo che ha potuto ritrovare la serenità. Riprendendo in mano la sua vita, poté far vivere un altro acuto alla sua carriera. Calciopoli lo convinse a trasferirsi a Firenze, dove non era più un re come al Chelsea, ma qualcuno lo definì il Principe Nero. Eppure, era molto più forte in viola – soprattutto fuori dal campo – di quanto non lo fosse stato in tutta la sua vita.

Poi Cesena, la Ligue 1 con l’Ajaccio, l’esperienza in India al Pune. Infine, il ritorno in Romania, per concedersi un ultimo tango, un ultimo assalto per una convocazione in nazionale, a Targu Mures. Con la Romania, ha vissuto tra i momenti più belli della sua carriera, con una nazione che aveva trovato in Mutu il nuovo idolo del dopo Hagi. Ed è proprio con lui che condivide il primato di miglior marcatore della nazionale. Il ritiro è arrivato lo scorso maggio, con una lunga lettera d'addio, ma era solo questione di tempo. Ha vissuto di sfide. Continuerà a farlo, ma tra scrivania e tribuna. Per una nuova vita da dirigente.



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