Una carriera tra i professionisti passata dal Palermo al Cagliari, dalla Sampdoria all'Atalanta. Michele Ferri è un difensore che tra soddisfazioni ed emozioni al campo deve tanto. Da due anni gioca a calcio in una realtà più piccola, quella della Serie D, a Varese, a cui - ci dice lui stesso- “Mancano i riflettori rispetto al Campionato di A”. Manca l’attenzione certo, ma l’attitudine al pallone per un professionista resta sempre la stessa, che sia il campetto dell’oratorio o quello di una finale di Champion’s League. E l’attitudine (ri)paga, per esempio con i gol. Lui ne ha segnati otto in carriera, ma l’esultanza così sentita del 3 Dicembre, dopo la rete contro il Castellazzo Bormida? “Le aspettative all’inizio di questa stagione erano diverse, sicuramente più alte. Segnare in quella partita è stato liberatorio”.
Difficile immaginare tanto entusiasmo per un giocatore che a 18 anni era capitano della Primavera del Milan e che ha giocato in Serie A per gran parte della sua carriera..E a proposito di Milan ci racconta: “Nel 1999 il Presidente dell’Ardor Busto Arsizio mi ha comunicato che ero stato chiesto dal Milan: la mia squadra del cuore da sempre, come per mio padre. Per me quello era un sogno. Il periodo rossonero mi ha fatto crescere tantissimo e chi mi ha aiutato di più è stato Costacurta: con i più giovani era molto severo, ma mi ha preso in simpatia forse per vicinanza di ruolo. Così come preziosi sono stati gli insegnamenti di Tassotti che mi ha allenato per tre stagioni”. Campioni di un Milan molto lontano da quello di oggi, del quale Michele ha un’idea chiarissima: “Penso che sia una fase di cambiamento importante, purtroppo gestito da proprietari stranieri, cosa che non mi sarei augurato”.
Il Milan è il luogo del cuore (e della fede), ma nella sua carriera di emozioni ne ha vissute tantissime. Sceglierne una su tutte è complicato ma alla fine: “La conquista della Serie A col Palermo non la dimenticherò mai. Un’annata fantastica. Ancora oggi i tifosi rosanero mi vogliono bene. Così come quelli della Sampdoria, del Cagliari e dell’Atalanta. Insomma mi sono fatto volere bene da tutti”. L’unico che ricorda per il carattere un po' particolare? Guidolin, ma si affretta a spiegare il senso dell’affermazione: “Non era uno che sul campo dava troppe spiegazioni, ogni tanto faticavo a capire cosa mi chiedesse. In compenso però, se facevi bene, non si risparmiava in complimenti. Quindi è andata bene anche con lui”.
Oggi Ferri gioca al Varese e la sua passione per il calcio, unico sport che segue e che pratica, è ciò che gli impedisce di appendere gli scarpini al chiodo. Finché si sentirà bene sul campo, con quell’attitudine che magari lo ripagherà con qualche altro gol.