Essere ripetitivi non piace a nessuno, vero. Ma le eccezioni esistono, e anche belle: farlo, secondo la parola del campo, è d’obbligo, a maggior ragione se giocoforza, e partita dopo partita, ti si ripresenta davanti lo stesso copione. L’acquisto che non ti aspettavi ad inizio stagione, precedentemente promosso a gennaio dalla Primavera rossonera (di cui è miglior cannoniere di sempre) alla prima squadra, da utilizzare come punta di scorta e più volte vicino alla cessione in prestito, tra Verona e soprattutto Crotone, prima di cambiare ogni idea a riguardo. Da favola iniziale che ormai, dopo l’impatto da sorpresa, è diventata la più belle delle conferme per chi lo ha cresciuto, coccolato e portato ad altissimi livelli.
Si è ormai trasformato in una ghigliottina, Patrick Cutrone: impossibile sfuggirgli se sei negli ultimi metri dell’area di rigore, da sentenza letale per tante difese affrontate in una stagione dal rendimento sinora impressionante. Perchè il 63 rossonero, dal numero indossato per l’anno di nascita di papà Pasquale, oggi 55enne, contenuto in un tatuaggio sul braccio e virtualmente abbracciato con un gran regalo, funziona così: si arrabbia anche in allenamento se non fa gol e trova, letteralmente in ogni modo (casi limite e polemiche a parte), la via per riuscirci in partita. Incisivo e decisivo, ancora e sempre più: non solo i gol, come il 13° centro stagionale contro il Ludogorets con lieve deviazione di spalla sul pallone dipinto da Calhanoglu, ma anche il rigore conquistato (e trasformato da Rodriguez) insieme a tante piccole, grandi cose. Fermarsi mai, per portare pressing e giocare da sponda, e pungere alla prima occasione capitata tra i piedi, entrando nella storia: alla prima stagione di Milan in Europa, nessun attaccante italiano rossonero negli ultimi 30 anni ha saputo fare meglio insieme a lui e Virdis (Coppa Uefa ’85/’86), arrivando a quota 6 reti siglate con la chance, tra ritorno e possibile prossimo turno, di migliorare ulteriormente un record sinora pareggiato.
Osannato, da chiunque: già idolo di una tifoseria che lo ha eletto a nuovo idolo, rivivendo in qualche suo movimento sprazzi e capacità di essere mortifero alla Inzaghi, e convinzione sempre più chiara sulla corretta possibilità di vederlo sempre più titolare all’interno dell’undici rossonero. Conferma meritatissima verso cui ormai, partita dopo partita, si avvicina sempre più Rino Gattuso, stimatissimo dalla dirigenza di cui è sempre stato prima scelta per il dopo Montella: sotto la sua guida, caratterialmente e qualitativamente parlando, è tutto un altro Milan, ed è impossibile non farci caso. Così come non ragionare sul futuro, con un rinnovo fino al 2020 sempre più probabile, valutando sempre più come la soluzione in casa sia quella giusta, tra panchina e attacco. Il bello di essere ripetitivi. Il bello di essere, soprattutto ora, Rino Gattuso e Patrick Cutrone.