Tre ore di summit per una decisione che i muri di Milanello conoscevano già bene almeno da qualche settimana. “Tieniti pronto Cristian, prima o poi quella panchina sarà tua”. Promessa mantenuta. Fischietto in bocca e primo allenamento atteso già in giornata, Cristian Brocchi è il nuovo padrone della panchina rossonera. Sicuramente fino a giugno, poi si vedrà. Una decisione inattesa, almeno (o soltanto) nella tempistica: il Milan visto contro la Juventus aveva dimostrato di voler salvare ad ogni costo la panchina di Sinisa Mihajlovic, Berlusconi ha deciso per la svolta immediata senza aspettare la fine della stagione. Un lunedì sera apparentemente come tanti, che improvvisamente si è trasformato in una data da cerchiare in rosso nella storia recente rossonera: Adriano Galliani in una macchina, Brocchi ed il vice Lazzerini nell’altra.
Navigatore puntato ad Arcore, villa San Martino, direzione panchina rossonera. Tre ore di colloquio, quanto basta per comunicare ai presenti che la decisione ormai è presa: squadra affidata a Brocchi fin da subito. Per Mihajlovic esonero e nessuna pacca sulla spalla: un amore, quello con Berlusconi, deteriorato settimana dopo settimana e precipitato dopo la sconfitta di sabato sera con la Juventus. Dopo Seedorf e Inzaghi, dunque, un’altra scommessa (il terzo esordiente sugli ultimi quattro allenatori) sulla panchina del Milan: a Brocchi il compito di centrare la qualificazione in Europa League (sesto posto da difendere dall’attacco del Sassuolo), con una finale di Coppa Italia da portare a casa per rendere meno amara una stagione che nei pensieri del presidente avrebbe dovuto seguire ben altro copione.
Onesto gregario da calciatore, per Brocchi una carriera da allenatore vissuta tutta nel settore giovanile rossonero ed iniziata nel 2013, subito dopo l’addio al calcio giocato: panchina degli Allievi Lega Pro U17 e campionato vinto al primo tentativo con due giornate di anticipo e terzo posto nella Al Kass Internation Cup, dopo la semifinale persa (in dieci uomini per molti minuti) contro il Real Madrid. L’anno successivo il salto in Primavera per sostituire Pippo Inzaghi chiamato a guidare la prima squadra: Milan eliminato ai quarti della fase finale del Campionato ai calci di rigore contro il Torino, più amaro invece il Torneo di Viareggio dove i rossoneri non superano il girone eliminatorio. Seconda stagione, quella attuale, che ha fatto registrare una nuova eliminazione dalla Viareggio Cup, questa volta agli ottavi di finale per mano della Juventus. In campionato, invece, primo posto nel Gitone B davanti a Inter (seppur con una partita in meno) e Atalanta.
Una vocazione particolare per il gioco offensivo, 4-3-3 e 4-3-1-2 i moduli più utilizzati, un concetto chiaro trasmesso ai suoi ragazzi: dominare il campo, provare a vincere attraverso organizzazione e bel gioco. E un feeling particolare con i giovani, altro aspetto che affascina e non poco il sogno rossonero (prodotti del vivaio, meglio se italiani) di Silvio Berlusconi. Ma già da oggi tutto questo rappresenta il passato. Il presente, per Brocchi, si chiama ancora Milan, ma in un palcoscenico completamente differente: guidare la rinascita rossonera e meritarsi la conferma in panchina, questa la sfida che lo attende. Impresa intrigante quanto complicata. Di certo, tra tutte, la sfida più affascinante.