Guerriero. Nel caso cercaste il significato di questo termine su un qualsiasi dizionario, trovereste una voce dedicata a Marco Crimi. Un po’ di fantasia: si scherza, ovviamente. Ma questo ragazzo del guerriero incarna perfettamente le doti e i valori. Come chiunque sia stato in grado di ritagliarsi i propri successi sul campo senza l’aiuto di nessuno. Anzi. È partito dalla sua Messina appena maggiorenne e, passo dopo passo, è riuscito ad approdare in Serie A e alla finale di un Europeo con l’U21 nel 2013 (perso contro una Spagna illegale: Morata, Thiago Alcantara, Isco e compagnia…). Tutto grazie ai sacrifici e al proprio credo, che abbiamo voluto raccontare attraverso un’intervista – in esclusiva per GianlucaDiMarzio.com – e alcuni aforismi tratti dal ‘Manuale del guerriero della luce’ di Paulo Coelho.
«Il guerriero sa che è libero di scegliere ciò che desidera»
Crimi di coraggio ne ha avuto, eccome. Anche perché nel momento in cui decise di provare il tutto per tutto col calcio, di certezze ne aveva ben poche. Anzi. La carriera era tutt’altro che avviata. “Né io né la mia famiglia pensavamo che il calcio potesse diventare il mio lavoro”. Ci è voluto appunto un pizzico di follia. A 19 anni il Messina, dove giocava, fallì. Nel frattempo, per arrotondare e pagarsi qualche uscita nel weekend, consegnava le pizze con lo scooter. “Se non avessi osato probabilmente sarei ancora lì”. Non solo. Raccoglieva anche le olive nel campo di famiglia e “lo faccio tutt’ora! Quando torno in Sicilia mi fa piacere aiutare i miei perché è un modo per trascorrere tempo con loro”. Insomma, si è sempre dato da fare.
“Terminato l’ultimo anno di scuola avevo trovato lavoro nei servizi sociali. Avrei percepito 500 euro al mese grazie ai quali potevo iniziare ad essere abbastanza indipendente”. Ma sopraggiunse il momento di far delle scelte: addentrarsi nel mondo del lavoro o cercar fortuna in un’altra squadra. “Era agosto e mi misi al tavolo con mio padre. ‘Marco, vuoi provare a giocare un altro anno o iniziare col lavoro?’. Potete immaginare cos’abbia deciso…”. Seguì alcuni compagni del Messina che si aggregarono all’Igea Virtus: “Venni preso per la Beretti ma dopo tre giornate l’allenatore, Castellucci, mi diede fiducia ‘coi grandi’ e da quel momento giocai sempre”. Una scelta vincente, per la quale Crimi ringrazia ancora i suoi: “I miei genitori non mi hanno mai messo pressioni, anzi. Mi hanno sempre lasciato libero di scegliere ciò che ritenevo giusto per me. E forse proprio per questo sono riuscito ad esprimermi al meglio. Vedo spesso genitori intromettersi eccessivamente nelle decisioni dei propri figli che giocano a calcio e secondo me ciò è controproducente”.
Da quel momento è iniziato il suo girovagare per l’Italia: Bari, Grosseto, Latina, Bologna, Carpi, Cesena e ora Chiavari. Ma è rimasto legatissimo alla famiglia e alla propria terra: “Mi piacerebbe tornare più spesso per poter vedere crescere il mio nipotino di un anno e mezzo. Ogni giorno cambia e io vorrei essere lì per godermelo ma purtroppo non si può”. Col sogno magari un domani di avere una famiglia tutta sua. Anche se per ora non è il momento: “Sono single e da quel punto di vista sono sul mercato – ride - scrivilo pure, non si sa mai che qualcuna ci caschi…”, continua con una risata. D’altronde un guerriero dovrà pur avere una certa dose di autoironia, no?
«Un guerriero non tenta di sembrare. Egli è»
Marco non cerca mai di ostentare le proprie caratteristiche. Lui un guerriero lo è e lo è sempre stato. Trascinatore, tanto da meritarsi il soprannome di ‘bullo’: “È nato tutto a Grosseto, forse perché sono uno che si fa sentire. Ora però in pochi mi chiamano ancora così”. Fin da quando da piccolino “seguivo i miei fratelli parecchio più grandi di me per giocare nel campetto vicino casa. Ero grintoso già all’epoca, tanto che i loro amici si ricordano ancora di quel nanetto che non mollava mai e lottava su tutti i palloni”, afferma col sorriso. Anche il suo idolo di sempre potrebbe essere identificato come un emblema dello spirito guerriero. O meglio, del gladiatore. “Quando ho iniziato a crescere e ad appassionarmi sempre più a questo sport era il periodo in cui De Rossi stava emergendo alla grande. Se dovessi dire un giocatore a cui mi ispiravo, dico lui”. Ma “non sono romanista. I miei fratelli sono juventini, papà invece interista e io… tifo Messina! Insieme ovviamente alla squadra in cui gioco”.
Da qualche settimana, dopo l’esonero di Aglietti, anche a Chiavari è venuto a contatto con un allenatore che da giocatore incarnava in pieno il temperamento guerriero: Gennaro Volpe. Forse è anche per questo che tra i due è scaturito un feeling particolare: “Volpe ci ha trasmesso tutta la sua grinta, proprio come quando giocava. Me lo ricordo bene, in campo si faceva sentire, eccome - ride - è stato bravo a ridarci quell’intensità che ci era venuta un po’a mancare. Ci sta dando una grossa mano”. Fuori dal campo invece Crimi ha tutt’altra indole: “Sono un tipo tranquillo. Mi piace stare nel mio. Non ho troppi grilli per la testa e di solito il tempo libero lo trascorro con la mia famiglia e con gli amici. Per esempio domenica sono stato in un ristorante qui vicino, a Zoagli, chiamato ‘Ca’ del Frate’, dove c’è una vista mare mozzafiato – continua il classe ’90 - dei miei compagni di quest’anno ho legato con Nizzetto su tutti. Prima non ci conoscevamo e anzi, in campo abbiamo sempre discusso. Ora invece è nata una grande amicizia: è sempre così”.
«Il dolore di ieri è la forza del guerriero della luce»
Marco Crimi è un giocatore che pretende molto, soprattutto da se stesso. Infatti, dal tono di voce si percepisce come questa stagione che si chiuderà con il playout contro l’Ascoli per l’Entella, è stata inferiore alle attese. “Purtroppo speravamo di far meglio. Anche personalmente. La salvezza è l’unico modo per far svoltare questa stagione in cui abbiamo vissuto diverse difficoltà. Abbiamo un solo risultato e non sarà facile”. Sa prendersi delle responsabilità: “Come ci siamo entrati, ora tocca a noi uscire da questa situazione. Io, in primis, speravo di fare qualcosa in più, anche dal punto di vista realizzativo”. Da vero guerriero però, Crimi ha saputo dar il meglio di sé nelle difficoltà.
Ha segnato solo 2 gol in stagione ma pesanti come macigni: il primo alla Pro Vercelli dando così vita alla remuntada biancoceleste e il secondo contro il Novara in quel che era in tutto e per tutto un playout anticipato. “Siamo riusciti a far bene nei momenti più difficili. Quella contro il Novara era l’ultima spiaggia, sono felice per il gol: è stata una bella emozione. Quest’anno abbiamo ottenuto poco rispetto quanto espresso in campo ma purtroppo la Serie B è così, nel bene e nel male”. Ora i tifosi dell’Entella sperano possa risultare decisivo anche contro l’Ascoli, ma non sarà facile perché “sono una squadra tignosa che dobbiamo affrontare con la stessa determinazione con cui abbiamo affrontato il Novara e anche il Frosinone. Come si dice… dobbiamo prepararci alla guerra”, afferma il 23 biancoceleste con particolare enfasi.
E in caso di salvezza “ho avvertito i miei amici che ci divertiremo in vacanza. Ma prima bisogna salvarsi! Non ho ancora deciso cosa fare e dove andare perché prima voglio giocare queste due partite ma sicuramente ci penseranno loro ad escogitare qualcosa”. Comunque andrà, Crimi saprà far tesoro di questa esperienza per il futuro. Per non replicare gli errori commessi portando con sé i momenti difficili vissuti, rendendoli così la propria forza in vista del domani.
«Un guerriero della luce ha sempre una seconda opportunità nella vita»
Il centrocampista messinese e la sua Entella, come già detto, avranno ancora una seconda possibilità al playout: “Non so davvero spiegarmi cosa non sia funzionato perché in estate era stata costruita una squadra davvero importante. Non ci è girata per il verso giusto, quello sì. Mancano ancora due partite e spero di poter dare un grosso contributo verso la salvezza”. Crimi spera un domani di avere una seconda possibilità anche per quanto riguarda la Serie A, dove purtroppo non è riuscito a confermarsi dopo aver vestito le maglie di Bari, Bologna, e Carpi: “Per la Serie A qualche rimpianto c’è, ma si vede che non era quello il mio percorso. Giocarci è il sogno di tutti e spero un domani di poterci tornare visto che ora, a 28 anni, sono nel pieno della mia maturità. Ma prima bisogna salvare l’Entella”. Assist perfetto per l’ennesimo aforisma tratto da Coelho: «Sebbene egli abbia un obiettivo, il cammino per raggiungerlo non è sempre quello che immagina». Da buon guerriero però, siamo pronti a scommettere che farà di tutto per raggiungerlo.