Ci credeva tutto l'ambiente, ci credevano anche i tifosi. Tantissimo. Per questo la delusione per la sconfitta (l'ennesima in una finale per la Juventus) è stata atroce. E per molto, molto tempo non passerà. Il gol subito da Ronaldo, poi quel boato al pari (bellissimo) di Mandzukic. E chi ci credeva che un gigante come lui si riuscisse ad avvitare con tanta delicatezza. Pjanic in mezzo al campo che disegnava calcio e Dani Alves che correva come un ragazzino.
No, dopo la fine del primo tempo nessuno tra i 18 mila nel settore bianconero avrebbero immaginato il tracollo della ripresa. Le speranze si erano già spente sul 2-1 Real: il pubblico aveva già capito l'epilogo amaro come testimonia il silenzio quasi totale calato sul settore bianconero dopo il nuovo svantaggio. Certo, qualcuno ci ha anche provato a crederci ancora, "fino alla fine", cantavano in coro. Poi alla certezza della sconfitta si è aggiunta la rabbia, l'incredulità. E qualcuno se l'è anche presa con quei giocatori così determinanti in questa stagione e così deludenti e invisibili in questa notte amara.
"Non si può perdere sempre", rumoreggiavano nel finale. Dalla gioia alle lacrime, dall'appoggio più totale ai tanti occhi persi nel vuoto. In 90' è cambiato tutto. Dagli applausi per Higuain e Dybala a quelli per Zidane e Morata, ex mai dimenticati e ancora così legati ai colori bianconeri.
Anche stavolta alla Juve è toccato stare a guardare la festa degli altri. Ma se Cardiff resterà solo l'ennesimo brutto ricordo, per tutto il popolo bianconero da domani sarà già tempo di pensare a Kiev.