Da una parte la Juventus, dall'altra il Milan. Allegri sulla panchina bianconera, Gattuso su quella rossonera. Per Mauro Tassotti non può essere una finale di Coppa Italia come le altre, soprattutto perché a sfidarsi sono due allenatori che lui conosce molto bene. Vice di Max durante la sua avventura milanista, braccio destro di Ancelotti nella lunga parentesi rossonera di Rino: Tassotti conosce pregi e difetti di uno e dell'altro, frutto di un rapporto strettissimo coltivato con entrambi nel corso della propria carriera.
Interrogato dalla Gazzetta dello Sport, non è riuscito a sbilanciarsi indicando un favorito tra Juventus e Milan nella partita dell'Olimpico, ma ha comunque espresso il proprio punto di vista: "Faccio fatica a sbilanciarmi in un pronostico perché partite secche come questa possono andare in qualsiasi modo. Diciamo che la Juve ha più qualità rispetto al Milan, però rispetto a una volta i valori si sono molto avvicinati. Di certo il Milan non parte battuto. Alzare un trofeo per una squadra come quella rossonera nuova in tutte le componenti sarebbe un gran punto di partenza. Gattuso? Ho letto e sentito addetti ai lavori che si sono stupiti di vederlo diventare allenatore: non “ce lo facevano”. Io francamente non mi stupisco, anche perché lui non è tutto grinta e corsa come la gente lo ricorda e ancora adesso lo identifica. È uno che studia e si prepara. Mi ha stupito la velocità con cui si è impossessato del Milan, nonostante la pessima partenza. È stato proprio bravo. E' un ragazzo speciale. Scaltro e svelto di testa, lo è sempre stato. Ha saputo svoltare velocemente, in Svizzera ha fatto pure il giocatore-allenatore, non ha avuto alcuna paura a buttarsi in situazioni oggettivamente complicate, in mezzo a mille difficoltà di tutti i generi. Evidentemente voleva misurarsi con se stesso. E poi ha anche ottenuto successi: conquistare una promozione dalla C alla B non è facile, è un indizio importante per dimostrare che sa come si gestisce un gruppo".
Tassotti poi si sofferma su Massimiliano Allegri: "Sono stato molto bene con lui e con il suo staff. Ci siamo integrati alla perfezione, anche fuori dal campo. Vi dirò, sono stato in imbarazzo quando è stato esonerato e io sono rimasto. Mi sono sentito in colpa nei loro confronti, perché io c’entravo tanto quanto loro. È molto svelto a leggere le situazioni durante le partite".