Salah in, Salah out. E il Liverpool si accende e si spegne. Come il giorno e la notte. La partita di Anfield ha evidenziato, semmai servisse un’ulteriore conferma, l’assoluta dipendenza dei Reds dall’egiziano. Con i due gol di questa sera diventano 11 in Champions League (compreso quello nelle qualificazioni) e 43 in stagione. Quarantatré gol e quindici assist in otto mesi. Una partecipazione a 58 gol del Liverpool. Numeri da campione assoluto, da leader totalizzante di un club con un piede e mezzo in finale di Champions League.
La gara di andata l’ha decisa lui, nel bene e nel male. Le sue accelerazioni, che hanno fatto girare la testa a Juan Jesus. Con i suoi due gol e due assist. Ma anche con la sua assenza. Al 75’ Klopp decide per il cambio. Dentro Ings, fuori Salah. Il risultato è sul 5-0 e la qualificazione alla finale, blindata. Perché privare il man of the match di una standing ovation meritata e dovuta, deve essersi chiesto Klopp. Semplice, perché senza di lui il Liverpool si spegne. Completamente. La Roma in 4’ segna i due gol della speranza, Firmino e compagni staccano la spina e soffrono. Tanto. Tornano per quasi 20’ sulla terra, dopo aver segnato e sognato sul tappeto volante dell’egiziano.
Un uragano rispettoso del suo passato. Mai un'esultanza, in nessuna delle quattro azioni in cui è stato protagonista. Una parte del suo cuore è rimasta a Roma, l'ha ammesso lui stesso. Ma il Salah giallorosso, velocissimo e immarcabile, sulle rive del Mersey è diventato un giocatore devastante. Freddo e cinico sotto porta. Una macchina da gol che gioca il calcio ad un'altra velocità rispetto agli umani. Sarebbe totalizzante per ogni club d'Europa, ma in questo Liverpool si nota ancora di più. Il resto dell'orchestra è formata da ottimi musicisti, ma gli assoli egiziani sono di un altro livello. E questa sera se n'è avuta l'ennesima prova. La Roma ringrazia Klopp e spera. Salah batte Roma 5-0, Roma batte Liverpool 2-0.