‘Non ho bisogno che sia facile, ho bisogno che ne valga la pena’. Teoria ormai celebre, senz’altro di facile consumo. Eterogenea nella sua possibile applicazione contestuale: in amore, nella vita, nel lavoro…nel calcio! Quello di ‘facile’ è un concetto molto ben apprezzato in questi (già) anacronistici tempi moderni in quanto ben allude ad un decalogo mentale corrispondente alla (triste) conclusione… ‘massimo risultato, minimo (se va bene) sforzo’.
“Allora dico, con soddisfazione, che io e la mia Sicula Leonzio ne siamo, fortunatamente, in antitesi”. Si accompagna con un bel sorriso il felice (e apprezzabile) pensiero del presidente, Giuseppe Leonardi. Da cinque anni al timone della società di Lentini (attualmente tredicesima in classifica, a meno tre punti dai playoff, nel girone C di Serie C), eppure sei solo un classe ’90… “Mi ha portato qui una grande passione per il calcio. Sono un ex allievo salesiano e la mia infanzia è stata scandita da un minimo comune denominatore, il pallone”. Quello stesso che, appena qualche anno fa, ti ha portato, giustappunto, a mutar ‘veste’… “Ho giocato a livello amatoriale, poi ho deciso di smettere. Mi sono detto, ‘Giuseppe ma perché non provi a costruire un qualcosa di tuo?’. Ed è qui che nasce la mia storia alla Sicula Leonzio…”.
Storia centenaria, tra un mutamento di nome e l’altro, quella calcistica nella città di Lentini. (Ri)nata appena cinque anni fa. Ora in una fase di crescita aurea… “Domenica scorsa è stata una giornata storica per tutta la città. Il ritorno a casa nostra, all’Angelino Nobile per giunta ospitando il “derby” con il Catania…”. E pensare che… “Cinque anni fa – racconta Leonardi ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - non c’erano neanche i palloni per giocare, non esisteva nulla. Niente. Il primo anno non avevamo nemmeno un campo per allenarci. Eravamo in Promozione e per gli allenamenti – rigorosamente dopo le 17 perché i nostri calciatori prima lavoravano – ci appoggiavamo ad un campo-scuola. Poi, però, guardo all’oggi, e mi viene da esser orgoglioso per quello che abbiamo fatto…Cinque anni fa eravamo a zero, oggi giochiamo contro Trapani e Catania…Ma io non ho mai pensato che questo percorso sarebbe stato facile. E, in ogni caso, facile o difficile lo avrei fatto a prescindere. Lentini meritava di tornare a respirare calcio vero”.
E’ nella sincerità, non banale, del presidente Leonardi la forma mentis di una società che tassello dopo tassello è riuscita a metter su un mosaico davvero invidiabile. Un prosimetro di innovazione, territorialità e sviluppo – non solo calcistico. Anche se poi i numeri son giustappunto inconfutabili e debbono, senz’altro, esser esplicati: playoff al primo anno, unica società siciliana ad aver vinto i playoff nazionali di Eccellenza, tre promozioni in cinque anni, quindici vittorie di fila in Serie D nella passata stagione e campionato vinto a marzo (appena dodici mesi fa), con larghissimo (vien da sé) margine d’anticipo. “Anno scorso eravamo già in vacanza di questo periodo, quest’anno la vedo più dura…”. Un sorriso spontaneo stampato nel volto di Giuseppe Leonardi, a ventiquattro anni presidente di calcio. Sarebbe perfino riduttivo parlare di coraggio. Possibilità economica non è sinonimo di facilità di risultato, altro tabù contemporaneo che – quasi mai – riusciamo a sfatare.
E’ la soddisfazione di realizzare se stessi in qualcosa, di dar traccia del nostro ‘esserci stati’ in questa vita, il vero motore che fagocita qualsiasi difficoltà e ci indirizza a tuffarci in ciò che davvero vogliamo… “Non ne sono mancate, quelle. La più grande e direi anche la più triste quando ci hanno tolto la possibilità di giocare a casa nostra, all’Angelino Nobile di Lentini. La Lega ci aveva dato qualche speranza, noi avevamo fatto più del possibile per ottemperare alle carenze che l’impianto presentava. Poi è arrivata la mazzata della Figc, che non ci ha concesso la deroga per il discorso dell’illuminazione dello stadio. Nemmeno il tempo di tornare tra i professionisti che arriva questa botta. E’ stato un momento di grande scoraggiamento, di forte tristezza. Ma tra me e me ho riflettuto… ‘Non posso mollare, non devo mollare’. Ho stretto i denti, ho ingoiato bocconi amari. Ma non ho indietreggiato di un centimetro. Mi sono messo subito alla ricerca di un nuovo stadio in attesa di completare i lavori al Nobile. Trovo – non senza molteplici intoppi – la disponibilità del Massimino di Catania. Oltre al danno anche la beffa…per non meglio precisati motivi di ordine pubblico all’inizio dobbiamo giocare a porte chiuse, poi possono entrare solo gli abbonati. Una partita sapete quanto mi costava? 8.000 euro, senza un centesimo di incasso. Alla fine, ho dovuto tirare fuori 100.000 euro. E poi, malgrado tra Lentini e Catania ci sia una distanza di appena venti minuti di macchina, finisci – giustamente – per perdere anche i tifosi, che – sempre giustamente – si scoraggiano e non vengono più se ogni volta debbono sottostare a mille limitazioni”.
Domenica 11 marzo. Sorride Leonardi, quasi si commuove. Un giorno che mai e poi mai potrà esser come tutti gli altri per la Lentini calcistica. Sicula Leonzio-Catania, all’…Angelino Nobile! 3.500 persone, “forse anche 3.800 (ride)”. E quella scarica di adrenalina al solo fischio d’inizio… “Abbiamo fatto un altro miracolo”. La Sicula che torna a casa. Proprio contro il Catania. Ah, il destino! Guarda, scruta, osserva, poi getta la sua mano: ineffabile. A volte maledetta sì, ma altre… Perché è proprio quel quid in più di “inaspettato” a render davvero dolce il sapore di ogni autentica soddisfazione.
“Ci godiamo questo bel momento…ma chi si ferma è perduto! Ora vogliamo costruire un centro sportivo anche per il settore giovanile. Dopo aver edificato, dal nulla, tutti gli uffici societari, dopo aver ristrutturato uno stadio che fino a non molti anni fa era terra battuta ed erba alta tre metri. La Leonzio rappresenta tanto per Lentini. E’ una festa. Insieme alle arance e a Sant’Alfio è ciò che contraddistingue questa città, ciò che la rende davvero unica. E noi vogliamo assolutamente assecondare questo entusiasmo calcistico che si è tornato a respirare in città”.
La prima cosa che un forestiero nota entrando a Lentini, d’altronde, è una scritta fiammeggiante su un bell’edificio, ‘Casa Sicula Leonzio’. Un po’ più in là, un altro slogan: ‘il futuro è in bianco e nero’. Una frase fortemente voluta dallo stesso presidente Leonardi. Una frase di vita, allude giustamente all’esser padroni del proprio futuro. Perché siamo sempre padroni di noi stessi, soprattutto nelle difficoltà. E, allora sì, che non esiste alcun limite invalicabile. E, se esiste, esso è fatto per esser superato. E’, probabilmente, nella simmetria di questo pensiero l’anima più bella della Sicula Leonzio…