Dai campi della C agli stadi della serie A, oltre l’Italia e fino al magico teatro della Champions League. È il percorso tracciato da Antonio Cincotta, “allenatore con la emme maiuscola” per dirla alla Rocco Commisso, giovane, capace e amante del bel gioco, dai tempi della Masseroni Marchese di Milano, squadra dilettantistica maschile in cui ha allenato la formazione dei pulcini quando aveva 16 anni.
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Da lì un’escalation che lo ha visto giungere in prima squadra come tecnico in seconda, è riuscito a farsi da solo e ha macinato chilometri arrivando alla corte dei Della Valle, abbracciando il “professionismo” e mettendosi alla guida di una Fiorentina Women’s che nell’anno successivo alla sua nascita, durante la stagione 2016-17, ha stravinto Coppa Italia e Scudetto, quest’ultimo alzato al cielo di fronte agli oltre 8mila dell’Artemio Franchi, scatenando tra l’altro l’interesse dei club maschili verso il calcio donne e contribuendo in modo decisivo alle conquiste di oggi, Mondiali di Francia compresi.
Nel 2018, proseguendo il trend di crescita di una Fiorentina brava a stare ogni anno ai vertici della classifica, ha aggiunto nel proprio palmarès una Supercoppa italiana, la prima per l’allenatore e per il team toscano, conquistata con l’1-0 rifilato alla Juventus del tricolore grazie al gol di Ilaria Mauro, che ha messo il punto esclamativo a una prestazione importante, preparata con la solita cura del dettaglio, pure quello apparentemente più semplice, che distingue da sempre il tecnico, oggi uno dei pochi del movimento a parlare perfettamente inglese e a tenere spesso allenamenti “british”, visto il respiro internazionale della squadra viola attualmente composta da undici giocatrici straniere. Prendi la tedesca Stephanie Breitner, la scozzese Lana Clelland o l’ultima arrivata Catalina Pérez Jaramillo, di origini colombiane e frutto del calciomercato invernale.
La vera e propria scalata di Cincotta nel calcio femminile, dopo esperienze come quella con il Fiammamonza in A2 (categoria successivamente rimossa dalla Lnd) con cui poi è stato promosso in A e gli è valsa anche la Panchina d’Argento, e quella americana con il Seattle (oggi Osa) dove nel 2013 ha vinto il campionato di Washington e l’Evergreen Cup, è partita portando dalla C alla B il Milan Ladies, nel 2014-15, che in quella stagione era davvero bellissimo, e ha ricevuto le attenzioni della stampa per la qualità del gioco espresso.
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A seguire, un altro capitolo e quindi un’altra sfida da vincere, che questa volta ha visto il Como tornare nuovamente in A sotto la guida di Cincotta, che ha continuato a dimostrare come vincere non sia un caso ma un merito ricercato, e che inevitabilmente gli ha permesso di entrare nella lista dei desideri della Fiorentina, che oggi può vantare uno degli allenatori più forti d’Italia, autentico esteta che ha praticamente vinto in ogni categoria, e che oggi, dopo il quinto derby portato a casa contro la Florentia e il secondo posto in classifica dietro alla Juve, viene definito dall’attuale numero uno del team fiorentino, Commisso, un allenatore con la emme maiuscola insieme a Beppe Iachini (tecnico della maschile), acclamando il tifo a sostegno delle due formazioni e consacrando, ancora una volta, il talento di Cincotta che, a trentaquattro anni, può e deve continuare a sognare (e vincere) in grande, magari alzando ulteriormente l’asticella e chissà, un giorno, provare a confermarsi anche nel calcio degli uomini, quello che conta però.