L’amico Kean, lo switch con Barzagli: Juve, chi è Paolo Gozzi
Quella contro la Spal è stata anche la prima partita di un classe 2001 con la maglia della Juventus: alla scoperta di Paolo Gozzi
L'impressione dei record, da bravo bianconero. A fianco di Barzagli che annuncia il ritiro, c'è Paolo Gozzi al debutto. Strani intrecci, nella Juve di Ferrara, passaggi di testimone. Passato e futuro della retroguardia di Allegri, uniti nel presente di uno scudetto per ora rinviato.
Ma per il primo 2001 a esordire con questa maglia, al fischio finale, c'è spazio solo per l'emozione. La sua Juve va ko, eppure Gozzi non ha recitato la parte dell'anello debole. Un assaggio di Serie A inaspettato e digerito, che dà fiducia a Paolo il lavoratore. Perché è così che dalle parti della Continassa lo descrivono tutti: torinese doc e (quasi) diciottenne un po' atipico, tranquillo e già disciplinato. L'attesa di un'opportunità che è presto arrivata, il sogno del professionismo che sbuca evidente dal cassetto.
Sulle orme di Kean, dall'altra parte del campo. Ma fuori, sempre insieme, in questa gioventù bianconera. Solo un anno di differenza tra i due. Un mondo: i gol, la Nazionale, la Champions, che proiettano Moise nei panni del veterano. E Paolo, di riflesso, in quelli del discepolo.
Seguito da 5 anni dall'agente Miguel Pinho, Gozzi cerca di imparare da tutti, godendosi un parco difensori world class con cui può confrontarsi ogni giorno. Si sprecano i paragoni sul giovane, ma attorno a lui sono sicuri: Paolo assomiglia a Paolo, e non è poco. Il know-how Juventus, quello sì, che il centrale di origini nigeriane sfoggia in azzurro da protagonista: Under 17 prima (fino alla finale dell'ultimo Europeo) e Under 19 poi, categorie che si sono sempre riflesse anche nella sua esperienza in bianconero.
Per questo, fino a pochi mesi fa, il passaggio di Gozzi alla squadra Under 23 in Serie C sembrava lo step più naturale. Non arriverà mai: a volte, come nel Monopoly, si pesca il ticket per la Serie A senza passare per il via. Con la differenza che la Juve è la Juve, e al caso si lascia poco o nulla. Al massimo un cambio della guardia, lì davanti a Perin.