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Data: 06/04/2017 -

Che fine hanno fatto? Riecco Matrecano: “Io, Allegri e i gradoni di Zeman. Van Basten? Immarcabile. Ora insegno il sacrificio ai giovani”

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Quando, dopo il quarto squillo, dall’altra parte del telefono risponde una voce abbastanza affannata, la sensazione di aver sbagliato numero è forte. Occhiata al display, poi la conferma rassicurante: “No no, scusami, ma ho appena finito di allenare. Sistemo le ultime cose, doccia e poi ci sono”, il richiamo del campo, d’altronde, non svanisce certo con il passare degli anni. “Io penso che ci siano tanti tipi di allenatore: c’è chi fa più il gestore, chi più il motivatore, chi più il selezionatore, a me invece piace allenare, mi piace indossare gli scarpini e respirare il profumo dell’erbetta”. Proprio come quando era giocatore, aggiungo sorridendo. E la replica di Salvatore Matrecano non tarda certo ad arrivare, album dei ricordi subito aperto: “Van Basten era impossibile da marcare, la sua rapidità d’esecuzione palla al piede era pazzesca, è stato il più forte giocatore contro cui ho giocato. Certo che a pensarci bene in Serie A ogni domenica era una battaglia: Batistuta, Ronaldo, Roberto Baggio e quanti altri… Il nostro campionato aveva un livello qualitativo incredibile, specialmente in attacco”. E se a confessarlo in esclusiva ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com è un ex difensore come Salvatore Matrecano è impossibile non credergli.

“INSEGNO AI GIOVANI IL SACRIFICIO”

Momento nostalgia messo un attimo da parte, sguardo al presente che oggi è rappresentato dalla formazione Berretti della Paganese, Lega Pro: “Nell’allenare i giovani ci sono difficoltà oggettive – racconta Salvatore Matrecano, classe 1970 – non c’è solo da insegnare loro nozioni tecnico/tattiche, ma bisogna soprattutto ‘mentalizzarli’ verso il sacrificio. I giovani, oggi, sono restii ad allontanarsi da casa, a fare fatica: a 16/17/18 anni le distrazioni sono maggiori rispetto a un tempo, io cerco di fargli capire quanto sia importante la professionalità se si sogna di fare i calciatori. Il mio è un lavoro bello e importante, alla Paganese ho a disposizione tutto quello che mi serve: strutture adeguate, società che mi asseconda in tutto e le prime soddisfazioni (Berretti della Paganese per la prima volta ai playoff nella storia del club, ndr) iniziano ad arrivare”.

Il MAESTRO ZEMAN, I GRADONI E I SUCCESSI COL PARMA

I gradoni? Cosa dire, sono storia: ecco, inutile aggiungere altro, niente renderebbe meglio l’idea”, il tono della voce di Salvatore Matrecano diventa più nostalgico, impossibile non capirlo. “Ho fatto un salto triplo, dalla Serie C2 con la Turris alla maglia da titolare in Serie A con il Foggia di Zeman, quello dei ‘miracoli’ sì: il povero Mancini, Shalimov, Kolyvanov, Baiano, Beppe Signori. E poi il boemo: è stato lui a scoprirmi, persona fantastica, altro che silenziosa, quante risate... Penso che ancora oggi Zeman sia il miglior allenatore in Italia per quel che riguarda i giovani. E la scuola Foggia a Matrecano portò benissimo: “Arrivò la convocazione con l’Italia Under 21 allenata da Cesare Maldini, vincemmo un Europeo nel 1992 e poi partecipammo alle Olimpiadi, ricorda Matrecano. Una stagione al Foggia, poi la chiamata del Parma: “All’epoca ci chiamavano i ‘belli di notte’, perché in Europa qualcosina di buono abbiamo fatto… Una Coppa delle Coppe vinta contro l’Anversa, una finale persa contro l’Arsenal la stagione successiva, poi la Supercoppa Europea contro il Milan. In un torneo estivo con Barcellona e Real Madrid, mi ritrovai a marcare Romario e Butragueño. Che anni meravigliosi…

ALLEGRI, L’AMICO BIERHOFF E GLI ANNI DI PERUGIA

Una parentesi poco felice a Napoli: “La società aveva venduto i migliori, era un momento particolare. Il primo anno giocai abbastanza, poi arrivò Boskov e fece altre scelte”. Tappa a Udine, poi Perugia: squadra e città che occupano un posto speciale nel cuore di Salvatore Matrecano. “Esperienza a cui sono molto legato, ho bei ricordi: diventai capitano della squadra, ricordo con affetto tanti miei ex compagni. Da Marco Materazzi, molto forte davvero, ad Allegri: sì, con Max fummo compagni di squadra nella stagione 1996/1997, già ai tempi era un allenatore in campo, aveva personalità da vendere e se oggi allena la Juventus con questi risultati qualcosa vorrà pur dire... Quando capita scambiamo qualche sms, siamo in buoni rapporti”, afferma Matrecano. A proposito di ex compagni: “Oliver Bierhoff, un grandissimo attaccante. Con lui ci sentiamo spesso, nel periodo insieme all’Udinese io, lui e Stroppa facevamo sempre gruppo, ho davvero ottimi ricordi”. E in futuro? “Allenare i giovani mi rende felice, ma bisogna essere ambiziosi. Tante volte in famiglia scherzando dico ‘e se dovesse capitare come ai tempi di Foggia?’”. Dalla C (oggi Lega Pro) alla Serie A, chissà che la carriera di Matrecano non percorra una strada già conosciuta.



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