Ha appeso le scarpette al chiodo solo a maggio dello scorso anno, a quarantatré anni. Ha indossato la maglia della Reggina in Serie A, nella stagione 2003-2004, è stato anche una bandiera del Catania dal 2005 al 2009. Davide Baiocco, ex centrocampista classe 1975, è il doppio ex che abbiamo intervistato in vista del secondo turno dei playoff di Serie C, in programma mercoledì sera alle 20.30 allo stadio “Angelo Massimino”, tra Catania e Reggina.
Per Baiocco una sola stagione sullo Stretto, ma molto intensa: “Fu un campionato particolare, ricordo una Reggina molto forte e che ci salvammo solo alla fine. Per me in maglia amaranto fu un periodo breve, ma ricco di emozioni. In Calabria ho ancora tanti amici che mi ricordano con affetto”.
Con lui in campo la Reggina conquistò la seconda salvezza consecutiva in Serie A, sancita dalla vittoria contro i campioni d’Italia di quell’anno. Era il Milan di Cafù, Seedorf, Kakà, Gattuso, Pirlo, Rui Costa, Inzaghi: “La partita vinta 2-1 contro i rossoneri, grazie ai gol di Di Michele e Cozza, con cui rimontammo la rete di Shevchenko, ci regalò la salvezza nella massima serie”.
Proprio la Reggina è la squadra contro cui Baiocco ha giocato più volte nella sua carriera. Quindici, per l’esattezza. Sei con la maglia del Catania. Tutte in Serie A, dal 2006 al 2009. Un legame che continua, quello tra Baiocco e Catania, dove l’ex capitano rossazzurro ha deciso di vivere già da diversi anni. Mercoledì Davide non sarà allo stadio, ma manifesta le proprie sensazioni in vista della partita: “Guardando la classifica credo sia normale ritenere il Catania favorito, ma quasi mai i pronostici vengono rispettati. Queste partite vanno giocate dall’inizio alla fine, hanno un peso specifico diverso da quelle in campionato. L’aspetto emotivo sarà fondamentale e farà la differenza perché in partite come queste se vai in svantaggio poi fai fatica a recuperare”.
Due le parole chiave. Aspettative ed esserci: “Il pubblico di Catania c’è sempre stato, ma penso anche che lo stato emotivo dei tifosi possa condizionare la squadra in campo. Forse le aspettative, a causa dei risultati degli anni scorsi, sono state controproducenti. Ho vissuto personalmente il malumore della gente e sono sicuro che non serva a nulla. Anzi, condiziona il rendimento, gli stati emotivi, la tensione e non facilita il compito di nessuno. La negatività e le polemiche non portano mai alcun vantaggio. Fanno parte del passato e vanno superate pensando positivo”.
Basta tornare indietro solo di una settimana per avere un esempio concreto di quanto il pubblico possa essere capace di trascinare la squadra verso una vittoria: “Penso alla Champions, ai 60mila di Anfield. Se fossero stati in Italia, la metà di loro non avrebbe creduto alla possibile rimonta contro il Barcellona. Invece, credere nell’impresa l’ha resa possibile. Non a caso”.
L’ex numero 17 del Catania dedica un pensiero finale, fantasticando di scendere, domani, ancora in campo con la casacca rossazzurra: “Immaginandomi negli spogliatoi del Massimino, se fossi un componente della rosa cercherei di capire gli stati d’animo dei miei compagni, ricorderei loro cosa ci ha portati fino a questa partita e che si dovranno valorizzare qualità e talento di ognuno di noi. Sono fiducioso, questo Catania può andare in B”, ha concluso.