L’Italia s’è desta. Dal Milan al Real Madrid, passando per il PSG. Frammenti di vita, vittorie scolpite. Istantanee che Francesco Avaldi custodisce gelosamente. Fidato braccio destro di Ancelotti, basta leggerne il curriculum per capire di che pasta è fatto. Medico lodigiano, da nutrizionista ha trascorso quattordici anni in rossonero. Prese strade diverse lo scorso giugno, al Milan Lab ha lasciato il cuore: “È sempre stato il fiore all’occhiello, molto attento alla preparazione individuale”, racconta a gianlucadimarzio.com. “Il menu era standard: cereali, verdure e proteine facilmente digeribili”. Giocatori e staff italiano spingevano a mangiare sano. Critiche comunque all’ordine del giorno. “Ogni volta qualcuno si alzava, lamentandosi per la pasta poco cotta o per la carne dura. Veniva contestata la monotonia. Qualcosa di sfizioso lo mettevamo durante il ritiro: pizza o torta al cioccolato”. Seri, ma non troppo. Momenti di goliardia e grasse risate stemperavano il clima. “Di notte prendevano gli spuntini. Qualcuno rubava il piatto ai compagni, che poi reclamavano”. Intanto prendeva forma il gruppo che avrebbe reso il club numero uno al mondo. Tra le migliori ricette, quella per tener lontano fantantonio dalle ‘cassanate’.“Gli piaceva la buona tavola, ma, una volta intesi, seguiva le indicazioni. Era goloso di gelato, che concedevamo nella giornata libera”. Toda joya, toda beleza, a Milanello imperversavano i fuoriclasse verdeoro. Croce e delizia dello staff. “Ronaldinho aveva abitudini alimentari difficili da stravolgere. I brasiliani non sono abituati a mangiare pasta. Prediligono invece carne e legumi. Hanno un debole soprattutto per le zuppe, ricche di grassi e cotte a lungo. Classe da vendere, Ronaldo a tavola faceva quel che voleva. Cadeva spesso nei peccati di gola, tra dolci e bevande come la coca-cola o il mate”. L’esatto opposto, Kakà. Sfuggiva ai difensori, quanto alle tentazioni. “Si applicava molto, ancor prima di diventare campione”. Modi del bravo scolaretto estranei a Ibrahimovic. Spirito libero, Zlatan richiedeva grandi capacità di persuasione. “Era ed è un professionista straordinario. Conquistata la sua fiducia è possibile andare tranquillamente d’accordo. All’inizio aveva poca varietà, impazziva per le uova. Pian piano gli abbiamo fatto capire che potevano essere alternate ad esempio con il pesce, ricco di nutrienti”. Giocatori, uomini che Francesco ricorda con piacere. Figurarsi poi dell’amico Ancelotti. Basta citarlo e gli trema un po’ la voce: “La mia fortuna. Sono entusiasta per come lavora e gestisce la squadra. Posso solo ringraziarlo per avermi fatto entrare nel calcio. Bella personalità, forse poco compresa da certi presidenti. Viene fraintesa l’eccessiva bontà per debolezza”. Anche perché, altro che malleabile. Quando serviva, sapeva farsi sentire eccome. “Non esistono mezzi termini. Appena alza il sopracciglio tutti stanno ad ascoltarlo”. Pure al Real, dove il calcio si fonde con l’intrattenimento. Anno dopo anno nuove aggiunte al cast impreziosiscono il copione. Aspettative altissime, l’Italia s’è ancora desta. Usando le maniere forti, se necessario: “Che caos quella volta a Levante! Perdevano 2-1 all’89’, rimontando nel recupero. Meglio non raccontarvi cos’è successo dopo…”. Lezioni di stile. Dietro alle quinte regnava comunque “massima professionalità. Facile lavorare, complice un team sempre all’altezza. Bandivamo i dolciumi, inserendo invece il Gazpacho, anche a colazione. A tre ore dalla partita uno spuntino. Venivano preparati vari piatti in base alle preferenze di ciascuno. Erano comunque i toast ad andare per la maggiore. Piacevano, e molto, pure verdure, piatti di pasta con ragù, carne e vitello. Comandavano poco gli spagnoli, pur essendo Sergio Ramos il ‘collante’ dello spogliatoio. Troppe prime donne e nazionalità”. Facile venire allo scontro se l’intero gruppo remava in un’altra direzione. Inattaccabile tuttavia Cristiano Ronaldo: “Il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene in allenamento. Sempre in forma, i pochi infortuni sono frutto del duro lavoro. Fra i pochi che arrivavano alle visite di inizio stagione in perfetta forma”. Valori, principi di un’esistenza. A firma CR7 il rigore decisivo della Décima: “L’apice del biennio. A fine gara Ancelotti ha avuto un pensiero per le famiglie dei giocatori. Tiene un occhio di riguardo al loro privato”. Viaggio Italia-Spagna, con scalo a Parigi. Qualche mese di ambientamento ed ecco Monsieur Carló riservargli un posto. Gli sceicchi chiedono una magia: trasformare il nuovo giocattolo in una big europea. “I ragazzi andavano istruiti. Creavano continuamente problemi gli scapoli, abituati a cenare fuori. Difficile tenerli sotto controllo”. Lieto fine ancora da scrivere per l’Atalanta. Salutato Ancelotti, il patto con la ‘Dea’ nell’ultima estate. “Una squadra giovane, formata da atleti entrati nel giro della Nazionale. Son felice di esser tornato a lavorare con Andrea Petagna, che ho avuto al Milan”. Espressione del nuovo che avanza, l’Europa è il sogno nel cassetto. Con un segreto tutto italiano che non sta né in campo né in panchina: dalla cucina le soddisfazioni più... buone.
di Manuel Magarini.