Ore 10:30, bar dell’albergo, piano terra. Dialogo tra avventore con cuffiette e barista. “Un caffè, per favore”. “Un euro e 50, grazie”.
“Ho capito, ma in prestito?”. “Scusi?”.
“No, no, mi perdoni: stavo parlando col mio presidente al telefono. Ecco, 1 e 50”.
Equivoci da ultimo giorno di mercato. Pane, amore e frenesia.
Stanze e corridoi dell’hotel Sheraton per qualche ora crocevia di destini e di trattative.
Il piano terra è la terra di tutti e di nessuno. Agenti a braccetto con direttori sportivi, chiacchiericcio indistinto fra tavoli e divani e calciatori che arrivano a mettere una firma. Sliding doors all’ingresso, simbolo perfetto per la giornata. Entrano Cerri e Castro per firmare alla Spal, entra Paloschi per lasciarla e abbracciare Cagliari. “Ma l’Inter?”. Passa Marotta: distribuisce sorrisi e strette di mano. “Novità, direttore?”. Domande e pacche sulle spalle, sono tutti lì, con la spada di Damocle delle ore 20. Tutti aspettano Giroud, che ha un’assonanza con Godot. E infatti non arriva: né a Milano, né a Roma.
Intorno all’ora di pranzo arriva invece Jacopo Dezi, trequartista dell’Empoli, accompagnato dal suo agente Diego Nappi. Entrano in ascensore con chi scrive. “Vai all’Entella? Sei venuto a firmare?”. “Eh, vediamo”, col sorriso di chi ha detto senza dire. Il problema è che l’ascensore non sale senza la scheda per aprire le camere. “Ma non va? Sennò tocca fare le scale”. Si provano tutti i tasti, finché non arriva l’agente Luca Urbani con la sua tessera a “traghettare” involontariamente Dezi verso il suo futuro. Poco dopo arriva la sua firma per i liguri.
Tessere e tesseramenti. Saliscendi in ascensore, voci che si rincorrono e record di messaggi sui cellulari. Si realizzano affari attesi e onerosi, come Amrabat alla Fiorentina e altri inattesi e clamorosi, come quello che porta il siciliano Giacomo Quagliata dalla Pro Vercelli all’Heracles. Un ragazzo del 2000 cresciuto nel Calcio Sicilia e pronto a sfidare Ziyech in Eredivisie. Vicino al bar c’è un tavolo con sedie che si aggiungono di minuto in minuto: è quello del Perugia, col presidente Santopadre e il direttore sportivo Goretti. “Ma davvero Iemmello può partire?”. Il capocannoniere della B sembra sul punto di cambiare maglia. Goretti macina chilometri al cellulare. Si sposta in un’area dove nessuno può sentirlo. Il Pescara vuole Iemmello, il Perugia cerca un play: per ore va avanti la possibilità di uno scambio con Palmiero. Alla fine ognuno resterà nella sua squadra. Tensione che in tanti cercano di alleviare col tabacco. Due i posti fumatori: uno, il più affollato, all’ingresso. L’altro, quello più utile per captare informazioni, è di fronte al bar. Un piccolo corridoio che lascia spiragli per cogliere sussurri.
Spiragli e notizie. Una si diffonde velocemente. “Gervinho sta per lasciare il Parma. Va in Qatar”. Ma dov’è Gervinho? “Non si allena da giorni”, dice D’Aversa. Qualcuno dice che sia già partito e invece, incredibilmente, è a un passo. Aspetta nel parcheggio il suo futuro. È la storia che scuote le ultime ore. E incrocia altri destini: primo fra tutti, quello di Alessandro Matri. È arrivato allo Sheraton per firmare la rescissione col Brescia, ma il Parma ha bisogno di una punta. “Dove sta il Parma? Al quinto o al sesto piano?”. Da una parte e dall’altra. Basta seguire la voce del ds Faggiano che si ritrova a dover fare le cose in fretta. Urla al telefono, mentre vicino a lui passeggiano nervosamente i suoi collaboratori: Gianni Munari, al suo primo mercato dopo il ritiro e De Vito, braccio destro del direttore sportivo.
Agitazione e tempo che corre. Camminano veloce anche i dirigenti del Crotone, Raffaele Vrenna e Beppe Ursino. “Dobbiamo fare la seconda punta”. Faranno Jankovic dalla Spal che intanto cerca di sistemare la squadra con Livaja. Il ds Vagnati fa la spola con le carte in mano, ma alla fine l'affare salta. Intanto in una stanza del quinto piano entra ed esce nervosamente Antonio Tesoro, direttore sportivo dell’Ascoli. “Dov’è il Perugia?”. “In fondo a destra”. Dove vanno in tanti. Anche il Parma, che deve risolvere la grana attaccante e ci prova per Iemmello. “Niente, non si muove da Perugia”. Manca sempre meno. Matri esce da una stanza al sesto piano. Ha appena firmato la rescissione e lo annuncia a un nostro cellulare. Avrà tempo fino al 28 marzo per accordarsi con un’altra squadra. Magari proprio con il Parma, che invece ha tempo fino alle 22 per risolvere il caso Gervinho. “Perché alle 22?”. Semplice: il mercato in Qatar termina alle 20 del 31 gennaio, ma ci sono due ore di fuso. L’Al Sadd aspetta, come Gervinho nel parcheggio fuori dallo Sheraton.
L’ultima ora è quella delle corse e delle pratiche burocratiche da sistemare. E dei cellulari che si scaricano: sante powerbank, salvatrici di trattative. Tempi, maledetti tempi. Gonnelli all’Alessandria è una corsa che va a buon fine, altre sono sul filo. Una soprattutto: quella tra Ascoli e Perugia per definire lo scambio Piccinocchi-Buonaiuto. Si svolge tra quarto e quinto piano. Sembra tutto ok, il presidente umbro Santopadre e il direttore generale marchigiano Lovato discutono vicino all’ascensore. Restano dei documenti da firmare: sono le 19:54. Resteranno bianchi. “Non si fa”. Alcuni affari però si chiudono prima dello zero sul cronometro: i microfoni di Sky in una raffica definitiva annunciano il passaggio dell’attaccante Raffaele Ortolini dal Siena al Rimini. È l’ultimo. Sicuri? No, perché anche se l’elettronica ha tolto l’emozione di un contratto lanciato (ricordate Milito al Genoa?), ogni sessione c’è sempre un ultimo brivido. Questa volta tocca a Vincenzo Sarno, il cui passaggio dal Catania alla Triestina è da esaminare. In tempo o troppo tardi? Il fantasista che nel 1999 fu preso dal Torino per 120 milioni (aveva 10 anni…), aspetta. E alla fine arriva l’ok: per sei secondi il suo contratto è a posto.
Finito? No perché quando tutti iniziano a chiamare i taxi per lasciare lo Sheraton, entra Gervinho. C’è ancora qualcosa da discutere per il suo trasferimento. Alla fine arriva la sua firma. In tempo? Secondo la federazione del Qatar no, ma questo sarà noto solo qualche ora dopo.
Adesso lo Sheraton ha ritrovato la sua calma. Per alcune ore è stato il centro del calciomercato. Se giri l’angolo, vedi San Siro. “Un prosecco, grazie”.