Il sistema calcistico inglese da 10 anni a questa parte è diventato sinonimo di potenza. In primis economica: nella sola stagione 2020/2021 ha generato 3 miliardi di euro dai diritti tv (per intenderci, la Champions League nel triennio 2018/2021 ne ha generati 1,5). Poi anche strutturale, con una sostenibilità generale di tutti campionati (fatta eccezione per pochi casi), dalla Non League alla Premier. Grandi passi in avanti del calcio inglese che però non è riuscito a sistemare il più grande problema: i giovani calciatori che non riescono ad arrivare ai massimi livelli dopo un percorso di sacrifici nelle Academy dei club.
The After Academy: il progetto di Alexander-Arnold
"Sono uno dei pochi, non tra i tanti". Così iniziava il comunicato con il quale Trent Alexander-Arnold ha inaugurato la sua The After Academy (sarà attiva entro la fine dell’anno). Il progetto collaborerà con le aziende per offrire opportunità di lavoro agli ex giocatori delle Academy, che saranno supportati durante tutto il processo di candidatura. Il terzino del Liverpool ha dato una seconda chance per tutti quei ragazzi non fortunati come lui. Entrato a 6 anni nel vivaio dei Reds, dal 2016 a oggi è stato uno dei punti fermi della squadra di Klopp. Un lungo percorso nel settore giovanile dove amici di campo sono stati cacciati e ragazzi come lui si sono ritrovati con niente in mano dopo una vita dedicata solo al calcio. "Ho visto il loro futuro andare in frantumi davanti a me", ha dichiarato Alexander-Arnold ai microfoni della BBC.
Per far capire l’entità del problema, la nuova Academy è stata sostenuta anche dallo stesso Liverpool e dalla Professional Footballers’ Association. In Inghilterra, tra i ragazzi che entrano in un settore giovanile all’età di nove anni, solo l’1% riesce a diventare professionista. L’obiettivo è di non dimenticarsi di quel restante 99%. Degli studi su questo 99% hanno evidenziato come il "non farcela" abbia condizionato la loro salute mentale e le prospettive di carriera, anche fuori dal calcio. L’esempio in negativo è stato Jeremy Wisten, 18enne suicidatosi per depressione dopo che il Manchester City non gli ha rinnovato il contratto.
Borse di studio e le soluzioni della Premier: anche Grealish interviene
Il sistema calcio inglese aveva trovato nelle borse di studio per i minorenni una sorta di soluzione. Una forma di contratto che si è diffusa, soprattutto tra i grandi club, per trattenere i giocatori minorenni ma che possono già firmare per altri. Un programma che però, per il momento, ha fallito: tra i ragazzi che firmano le borse di studio d'élite a 16 anni, cinque su sei non giocano nel calcio professionistico a 21 anni. Inoltre, di norma, le borse di studio vengono offerte intorno ai 16 anni, mentre i giovani calciatori vengono abbandonati dalle Academy tra i 13 e i 16 anni.
È scesa in campo anche la Premier League che, per la stagione in corso, aveva pubblicato delle nuove linee guida per le Academy. Tutte dovranno fornire un piano triennale di "assistenza post-vendita" per ogni giocatore che non viene rinnovato tra le fasce di età under 17 e under 21. Vicinanza al tema era arrivata anche da parte di Jack Grealish. L’inglese ha mandato un video all’ex giocatore dell’Academy del Crystal Palace Jack Low. La sua storia aveva fatto il giro dei social dopo un documentario proprio sul settore giovanile del club londinese.
Le gemme tra gli scarti
Lo stesso Crystal Palace, tra i giocatori scartati, ha scoperto uno degli elementi più importanti della squadra. Ebere Eze, dalle parti di Croydon considerato il nuovo Zaha, è stato scartato in ordine da Arsenal, Fulham, Reading e Millwall. Spesso si prendono decisioni affrettate quando neanche i ragazzi sanno cosa vogliono dalla vita, figuriamoci i loro club.
Come è successo anche a Dan Burn (clicca QUI per leggere la sua storia). A 11 anni è stato scartato dalla squadra del suo cuore, il Newcastle. Nella scorsa estate è tornato per 13 milioni di sterline dopo essersi affermato con il Brighton di Potter. Ora è tra i protagonisti del ritorno in Champions League dei Magpies. Pensate se dopo quel "no" Burn avesse lasciato per sempre il calcio continuando a fare il cassiere…
Un ultimo dato: si stima che su 1,5 milioni di giocatori che giocano nel sistema giovanile inglese, circa 180 (ovvero lo 0,012%) diventeranno professionisti della Premier League. Sogni e sacrifici di un’infanzia/adolescenza intera che possono svanire con una sola sillaba: no.