Dopo quella di Marco Sau, arriva la letterina di scuse anche di Daniele Dessena. Il messaggio del capitano rossoblù è simile a quello di "Pattolino": reazione dettata dal grande amore per il Cagliari. Tuttavia dopo il calcio ai cartelloni e la fascia a terra, Dessena non ha utilizzato i social per esternare il suo pentimento, ma ha preferito le pagine dell'Unione Sarda:
"Credo che queste parole arrivino meglio attraverso i canali tradizionali. Non volevo chiarire sui social, quello è un mezzo troppo leggero. Vorrei che il mio pensiero restasse, che le mie scuse arrivassero a tutti. L'episodio è stato cavalcato abbastanza, ma era giusto che io restassi in silenzio per un po', ingoiando amaro. Ho capito un istante dopo che il mio gesto era sbagliato. Non mi aspettavo di dover uscire. Venivamo da due risultati negativi, dal ritiro, era l'ultima dell'anno, ci tenevamo tutti a fare bene. Sapevo che era importante: sotto di due a uno, con loro in dieci. Mi giro e urlo ai miei compagni: 'questa la vinciamo'. Due minuti dopo vedo il mio numero nel tabellone delle sostituzioni, non ho capito più nulla. Ma non era una contestazione, né verso Rastelli, né verso Borriello: ho sbagliato, ma penso che sia una reazione umana, ci tengo troppo. Applausi? Erano un'incitazione per Borriello che mi ha anche fatto un gesto di intesa. Poi la fascia: pensate davvero che possa lanciare la fascia di capitano del Cagliari? So chi l'ha indossata, quanto pesa e quanto vale. Era impigliata nella manica e mentre mi levavo tutto è finita a terra. Ma chiedo scusa anche per questo".
Scuse arrivate subito, invece, ai compagni e alla società: "Ai ragazzini dico: l'importante è il rispetto, l'educazione, non guardate quell'attimo. In quel momento sono inguardabile, perché la passione e la voglia di dare tutto per il Cagliari mi ha tradito. Volevo esserci e basta. Ho chiesto scusa. Al campo il giorno dopo avevo già chiarito con tutti, dal presidente ai compagni. Ripeto, noi siamo da tanti anni a Cagliari ed è chiaro che ci tenevamo a fare bene. Siamo scivolati, è stato un errore banale perché sentiamo troppo le partite. Dobbiamo anche limare qualcosa fra di noi... Nello spogliatoio c'è armonia. La nostra è una squadra dove tutti remano dalla stessa parte, per fare un'impresa come quella con il Sassuolo. Quella sera tutti, da Rastelli ai giocatori hanno giocato per il Cagliari. Lo dico da capitano. Credo che ci sia una punizione in arrivo e la accetterò senza commentare. Io sono onorato di giocare per il Cagliari e ora che ho chiarito sono l'uomo più felice del mondo. Ben venga la multa. La realtà è che abbiamo tanti punti e la salvezza è lì a portata di mano, ma abbiamo preso troppi gol e se ne avessimo subito di meno certe critiche sarebbero state risparmiate".
In chiusura d'intervista un messaggio ai tifosi che lanciano petardi: "Sono vicino all'addetto alla sicurezza che ha perso alcune dita, una cosa terribile. Il Cagliari Calcio gli sarà vicino. Gli auguro di tornare presto al Sant'Elia. Andate allo stadio per tifare e basta, per cantare, senza creare pericolo per gli altri. Abbiamo un rapporto bellissimo con i tifosi, non deve essere rovinato da gesti come quelli. Forza Cagliari e buone feste a tutti.