Protagonista alla Milano Football Week anche Gianluigi Buffon. Un viaggio nel passato e nel presente della sua carriera. Il portiere, attraverso oggetti e immagini significativi, ha ripercorso la sua storia. Con un pensiero al futuro: “Se il Parma andasse in Serie A sarei il giocatore più felice del mondo. Avrei realizzato tutti i miei sogni. Una riappacificazione interiore con me stesso. A 45 anni giochi ancora perché trovi sempre qualcosa per cui essere insoddisfatto e trovi nuove motivazioni. Voler provare sempre ad alzare il limite. Continuerò a giocare? Non lo so. Voglio vedere come arrivo a queste ultime partite dal punto di vista mentale, delle energie e della gioia di andare in campo a mostrare la tua arte e il tuo talento. Se rimangono, posso prendere in considerazione l’idea di continuare”.
Un viaggio nel passato
Si parte da Carrara: “Le mie radici”. Città di sportivi. Oltre a lui, Bernardeschi e Musetti: “Il tennista con più talento in Italia”. Poi si torna al calcio: “Il Parma è stato come una mamma, la Juve il papà e il Psg l’amico che mi ha dato energia per proseguire”. Anni in cui è cambiato il calcio: “Ora si gioca molto sulla fisicità e velocità, c’è meno spazio per l’individualità che, invece, era più forte quando ho iniziato”. Tanti i campioni con cui ha condiviso le sue stagioni: “Già a Parma con Asprilla, Crespo, Cannavaro e Thuram. Poi Del Piero e Ibra. Sono stati moltissimi”. Attaccanti e non solo: “La BBC con Barzagli, Bonucci e Chiellini. Una difesa con cui abbiamo fatto la storia”. Sulla scelta di Chiellini di andare all’estero: “La condivido. Per me Parigi è stata un’esperienza formativa. Ti misuri con un mondo diverso. Ero sempre stato in Italia. A livello esistenziale ti fa crescere. Sono sfide non solo di sport, ma anche di vita”.
La Juventus
Sulla Juve di quest’anno: “Ci sono state diverse defezioni. Poi si è aggiunto problema della penalizzazione. Tutte cose che creano instabilità e incertezza. Per me è una stagione ingiudicabile perché ci sono state difficoltà inimmaginabili”. Una Juve in cui sono cresciuta dei giovani: “Juve, Inter e Milan sono tre società che devono sempre dare risposte alla storia del calcio. Quindi non vuoi e non puoi dare troppe responsabilità a ragazzi che non sono ancora pronti. Quindi ci vuole un graduale inserimento è la cosa migliore, come successo con Fagioli e Miretti. Ed è per il bene loro inserirsi in modo graduale”.
Sulle italiane in Europa: “Sono molto contento rivedere l’Italia combattere per vincere. Per la Champions sicuramente c’è stata della fortuna nel sorteggio, ma avere una squadra in finale è una grandissima cosa. Era impensabile. L’unica squadra che pensavo potesse avere la forza di arrivarci era la Juve. Sono molto contento di avere un’italiana in finale”. Un pronostico per Siviglia Juve? “Il pareggio di Gatti ha dato una grande mano. Partita molto equilibrata. Un 50 e 50”. E per il derby: “Mi piacerebbe, per quanto fatto dal Milan in questi due anni, emozionarmi. Restare attaccato al televisore per 90’ pensando che il Milan possa recuperare. Non merita di dare quella sensazione data all’andata. L’Inter è stata straripante. Per me non c’è tutta questa differenza. Il Milan merita un’altra prestazione”.
Il ruolo del portiere
Un ruolo, quello del portiere, che è cambiato drasticamente nel tempo, come dimostrano Maignan e Onana: “In questi anni c’è stato un cambiamento enorme e una richiesta diversa. Prima c’era la richiesta di giocare sempre con i piedi. Ora se non calci a 90 metri non puoi giocare a calcio. Gli allenatori dovrebbero seguire una linea. Per noi portieri non è facile adattarsi. Il sapersi adattare diventa una caratteristica importante. Probabilmente tra un po’ non ci verrà neanche chiesto di parare bene, ma di fare assist agli attaccanti”.
Immagini del passato
La prima partita contro il Milan di Capello: “Energia e adrenalina incredibili. Eravamo a pari merito al primo posto. Avevo una voglia enorme. Mio padre che non mi ha mai fatto tanti complimenti mi dice che quella è stata la migliore partita della mia carriera”. Poi l’8 marzo '98, il rigore parato a Ronaldo: “Ne vado orgoglioso. Lui è un giocatore che ha cambiato i parametri sul come valutare i calciatori. Quando lo parai ero talmente contento che mi girai a esultare quando la palla era ancora in campo”. L’inizio e il ritorno a Parma, con il sogno del ritorno in A: “Abbiamo ingranato una buona marcia. Mi auguro sia la consacrazione di una squadra forte e seria composta da giovani di talento. Il nostro percorso sta diventando convincente e la gente di Parma se ne sta accorgendo”. Un ruolo importante quello di Buffon all’interno dello spogliatoio: “Lo scorso anno ho percepito di essermi speso davvero tanto. Se non avessi avuto questa disponibilità ed energia avremmo rischiato la retrocessione. Quest’anno i ragazzi si stanno aiutando molto. Sono loro a trasmettermi gioia ed entusiasmo”. La partita che più ricorda con piacere? "Real Madrid Juve 0-3 una partita incredibile. Ho ancora la pelle d’oca. Dopo lo 0-3 dell’andata, noi ci credevamo. C’era uno 0,5% di possibilità di passare, e noi avevamo questa possibilità dentro di noi. Ci voleva anche un po’ di follia. Quell’impresa sfiorata è un orgoglio immenso per me che ero capitano. La partita che ricordo con più piacere”.
Questione di scelte
Buffon si è poi soffermato sull’importanza delle scelte che un giocatore può fare nella sua vita: “Ho dato tanto, rinunciando anche a tornaconti personali. Sono fatto così e sono contento della vita che ho fatto. Non mi arrogo il diritto di sentirmi il più grande di tutti i tempi. Sicuramente penso di non aver visto tanti portieri che hanno fatto la mia carriera. Ma dire il portiere più forte di sempre non lo ritengo giusto. Dietro alla carriera di ognuno ci sono scelte, sofferenze, conflitti che possono metterti più o meno in luce. Credo di essere stato un portiere che ha segnato un’epoca insieme a 3/4 altri portieri. E ciò mi rende felice”. Buffon miglior portiere di sempre? “Non bisogna eccedere e si deve accettare di condividere con altri campioni. È un messaggio importante anche per i ragazzi che si affacciano a questo sport".
Il messaggio per i giovani
Un messaggio per i giovani: “La cosa più bella nella vita è quello di sapere che puoi sempre avere la testa alta con tutti e comportarti alla pari con tutti. Per fare questo c’è solo un modo: essere coerenti e fare scelte in cui rinunci a qualcosa. Perché quando rinunci a qualcosa sono le scelte che fanno più forza a noi come uomini. Per esempio quando nel 2006 a 28 anni decisi di rimanere alla Juve e sarei potuto andare ovunque. Ho rinunciato a qualcosa della mia carriera. Queste sono cose che mi hanno dato forza ed è una libertà che ti guadagni con i fatti e non con le parole”.
Nazionale
La Coppa del Mondo: “Il sogno più grande mai realizzato e realizzabile. L’ho sempre vista lontanissima, inavvicinabile. Troppo solenne per quello che ero io. Riuscire a conquistarla è stata quasi una sorpresa. So che per vincere certe competizioni hai bisogno di snodi anche fortunati. C’era una chimica speciale. Forse non eravamo i più forti, ma sicuramente i più difficili da battere”. La maglia azzurra “era un qualcosa di cui sentivo la gioia di indossarla”. Sui due mondiali saltati dall’Italia: “Per me è un po’ la legge del contrappasso. All’Europeo siamo stati bravissimi, il gruppo migliore. Però indubbiamente tutto è andato bene”. E una delusione “la finale contro la Spagna all’Europeo. Potevamo fare qualcosa di più. Pesò anche il giorno in meno di riposo. Nella prima partita del torneo giocammo contro la Spagna e pareggiammo 1-1. Xabi Alonso a fine partita venne da me: “Ciao Gigi, ci vediamo in finale”. Significava che eravamo una squadra di valore".
Buffon e la Ferrari
Tra gli oggetti, un modellino di una Ferrari: “Non ho macchine, solo una sue cavalli a Carrara. Giro con una jeep in comodato d’uso. Da giovane ho avuto una Porsche. Ma seguii il consiglio di mio padre di venderla. Anche perché ero troppo alto e ogni volta avevo il mal di schiena”. Sono stato a Monza: “C’è dietro uno studio incredibile nella Formula Uno. Ho conosciuto Leclerc, ragazzo molto umile e disponibile. Mi ha invitato a Maranello con i miei figli. Anche se ho paura di non starci”. Leggi anche - Le parole di Walter Sabatini alla Milano Football Week
A cura di Nicolò Franceschin