Del Padova capolista in Serie C ne parla tutta la città: i veci sotto i porteghi, lungo le vie del ghetto, gli universitari allo spritz. Perché sì, non succedeva da un po’ che il Padova fosse così in alto in classifica a dicembre: +6 sul Renate secondo e addirittura +17 sul Vicenza. Ma soprattutto erano anni che nel girone del Padova non c'era una corazzata pronta a tutto e di più (soprattutto sul mercato) pur di arrivare in B; Venezia e Parma docet. “Vero, quest’anno siamo tutti sullo stesso piano: avvantaggia chi ha scelto meglio. L’allenatore, i giocatori, gli uomini” conferma e ammette Giorgio Zamunèr (ovviamente con l'accento sull’ultima -e da buon veneto di San Donà qual è) direttore generale di questo Padova, colui che ha scelto l’allenatore, Bisoli, e modellato, in condivisione con la proprietà, una rosa da primato. “Sinceramente? Non mi aspettavo di avere tutto questo distacco dalle rivali più accreditate, a questo punto della stagione. Ma chiaramente ero convinto di aver allestito una squadra più che competitiva”. A proposito di Bisoli. “Che carisma! Quanto entusiasmo! Mi ha sempre intrigato, sin dai tempi del Foligno, per atteggiamento e modulo. Era un pensiero estivo ma non credevo accettasse di scendere di categoria”. Giorgio ci racconta la trattativa, nata con una… battuta. “Ci siamo incrociati alle finali di Lega Pro dell’anno scorso e mi disse ‘perché non pensi a me per il Padova?’. Due giorni dopo ci siamo incontrati in Liguria e abbiamo trovato l’incastro giusto in poco meno di mezz’ora”.
Il direttore generale della prima in classifica del girone B di Serie C, quattro anni fa, faceva un altro mestiere: l’agente FIFA. Non esattamente tutt’altro, ma la prospettiva è cambiata. “Eccome! Soprattutto nella gestione settimanale della squadra e nel rapporto con allenatore e proprietà”. Da giovane avrebbe potuto fare il pasticcere nell’azienda dei parenti ma è diventato calciatore, addirittura ‘Imperatore’ a Ferrara, con la SPAL. Oggi un’altra vita ancora. E Giorgio ce la spiega. “Nell’ultimo anno della mia carriera - che ho chiuso anticipatamente per un problema all’anca - ho firmato un triennale per il San Donà con la prospettiva di fare il direttore, poi però il club è fallito e l’opportunità è svanita; così ho iniziato a fare l’agente FIFA. Ma sai, quando giochi non pensi mai seriamente al futuro, anche se in cuor mio ho sempre avuto il pallino di fare il direttore". E la stoffa s’è vista fin da subito, sin dal suo primo Pordenone (dov’era consulente di mercato) con Bruno Tedino in panchina, arrivato secondo nel girone A di Lega Pro. “Mi sono complimentato con loro per la vittoria in Coppa Italia contro il Cagliari. Inter-Pordenone? Forse me la vedrò, anche perché tifo Inter da sempre”. Con l’idolo Beccalossi in cima ai ricordi. Dopo Pordenone è arrivato il salto chiamato Padova, un progetto cresciuto di pari passo con la sua maturazione da direttore. “L’anno scorso abbiamo raggiunto l’obiettivo minimo, mi è servito per gettare le basi per quest’anno. Quest’anno ho costruito tutto con la mia testa. Interpreto questo ruolo da soli tre anni e s’impara solo con l’esperienza, ho fatto tesoro degli errori commessi. Non è sempre facile azzeccare i valori umani, morali e motivazionali di un allenatore o un giocatore”.
Padova primo grazie alla qualità delle scelte fatte. Allenatore, ok. E giocatori. “Servono ragazzi di personalità perché è una piazza dove ci sono pressioni”. Ecco Pulzetti e Pinzi. Calciatori esperti ma anche giovani talenti del settore giovanile come Davide Marcandella (1997) e Andrea Cisco (1998 in addestramento che a breve verrà ufficialmente contrattualizzato) che tanto bene stanno facendo in questi mesi. Mix esplosivo. “Sono due ragazzi che, se avessimo la fortuna di andare in B, potrebbero essere valorizzati ancora di più”. Ma le big già li osservano con attenzione. “Qualche telefonata è arrivata, normale, sono due ragazzi dalle qualità importanti”. Veneto - e Padova, nello specifico - terra di talenti. Zamunèr racconta. “Dopo il fallimento del club, quasi cinque anni fa, serviva solo del tempo per ripartire e rifiorire. Le cose sono sempre state fatte come si deve. In estate la società ha espressamente chiesto a me e al mister di dare sfogo al settore giovanile in prima squadra così abbiamo individuato in Marcandella e Cisco i due profili ideali. Sono esplosi. Ora devono continuare così”. Come tutto il Padova, che adesso fa parlare (e sognare) una città intera. Veci, giovani, universitari e tifosi. Che a maggio sperano di festeggiare, insieme, davanti a uno spritz.
Data: 05/12/2017 -